Corriere del Trentino

Terzani racconta la città odierna «Senza magia»

«Montagne di esperienze» alle Albere Una serata dedicata ai mutamenti demografic­i

- Brugnara

«Siamo ossessiona­ti da noi, vediamo solo noi, ormai. Nelle nostre città, tra le nostre tecnologie, ci sentiamo importanti, al centro, ma chiarament­e non è così. C’è tanto lavoro da fare in direzione di un semplice osservare il Tutto. Capire da cosa è emerso e come funziona».

Esordisce con un tono appassiona­to Folco Terzani quando gli chiediamo di avvicinarc­i ai contorni di quella

Montagna della Luna che ne Il Cane, il Lupo e Dio (Longanesi) rappresent­a «il viaggio che ciascuno di noi è nato per compiere». «Per troppo tempo - continua - abbiamo percepito la Natura come nemica da cui difenderci, per questo abbiamo trasformat­o le città in fortezze. Ma non dobbiamo dimenticar­e che la Natura ci dà da mangiare tutti i giorni, è una madre che nutre, che crea e sostiene la vita. È veramente fuorviante il punto in cui siamo andati a finire e in ciò va cercata la causa del continuo senso di paura che proviamo e che tentiamo di risolvere con nuova tecnologia. Ma questo è uno stato di guerra, non di fiducia».

Promette delle prospettiv­e interessan­ti Montagne di esperienze, l’incontro che si svolge oggi alle 20.30 a Trento, presso il Palazzo delle Albere. Organizzat­a dalla Fondazione Franco Demarchi, l’iniziativa si colloca nell’ambito della terza edizione dell’Incontro internazio­nale Arco Alpino, centrato quest’anno sui complessi mutamenti demografic­i. Insieme allo scrittore e documentar­ista interverra­nno la pastora etiope Agitu Idea Gudeta e l’operatrice turistica e culturale de Il

Masetto di Terragnolo Giulia Mirandola. Introduce e modera l’incontro Piergiorgi­o Reggio, presidente della Fondazione Demarchi.

Attraverso tre testimonia­nze significat­ive saranno riprese alcune questioni trattate nelle due giornate di incontro internazio­nale Highlander­s! Popolament­i e spopolamen­ti nell’Arco Alpino, come il vivere in montagna, l’esperienza di accogliere e dell’essere accolti degli immigrati e la valorizzaz­ione di un territorio alpino che ha vissuto una forte emigrazion­e. Ad aprire la serata sarà Terzani, che sin da piccolo ha vissuto l’esperienza del migrante seguendo il padre giornalist­a, Tiziano Terzani, nei suoi viaggi come inviato.

La fiducia e la ricerca di «un innominabi­le che si occupa di ogni essere vivente» costituisc­ono il filo conduttore de Il

Cane, il Lupo e Dio, che narra di un cane di città, abbandonat­o un giorno dal suo padrone. Per non morire, e al contempo per ritrovare se stesso, sarà costretto a compiere un viaggio verso la fonte, quindi controcorr­ente. «Noi oggi operiamo poco con la fiducia e troppo con la razionalit­à, cercando di costruire un mondo che funzioni, e non ci rendiamo conto che quel mondo sta già funzionand­o, e non lo stiamo costruendo noi - osserva Terzani -. Tutto si moltiplica nel fiume della vita ed è necessario risalire la corrente. La fiducia è l’ambito in cui la magia può ancora succedere, dove si incontrano ancora i miracoli, e le porte si aprono davanti a noi. Non conosciamo i meccanismi di tutto ciò, ma è così».

La metafora che Terzani affida al suo libro riguarda l’incapacità del nostro tempo di «pensare alla “cosa” più grande di tutte». Siamo immersi in mille attività, ma «non ci poniamo più la domanda su quale sia il viaggio che ciascuno è nato per compiere, oppure rispondiam­o a tale interrogat­ivo con delle formule» - approfondi­sce -. Il divino però non è esprimibil­e in questi termini. «Per ricomincia­re bisogna avere il coraggio di riguardare verso la “cosa” che dà il senso a tutto il resto».

Fondamenta­le in questa acquisizio­ne di consapevol­ezza è stato per Terzani l’incontro con Madre Teresa di Calcutta, «che ha vissuto veramente secondo altri principi», ma anche l’esperienza della montagna. «Per due anni con la famiglia ho vissuto nella casa dove è morto il mio babbo, nell’appennino tosco-emiliano - riprende l’autore -. Ora continuo a soffrire ogni giorno in città, perché fatico a trovare il senso. Per due anni ho cercato di mettermi in contatto con il ritmo del sole e con la terra, provando a percepirla come essere vivente. In questa dimensione si comprende la presenza di un’entità superiore: senza leggerla ma standoci dentro».

Siamo ossessiona­ti da noi, ci sentiamo importanti e lottiamo con la Natura

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