Medicina territoriale, sì di Ioppi
Il presidente dell’Ordine spinge le aggregazioni. Jörg contrario: limita la libertà
«I medici siano disponibili, ma la Provincia investa risorse». È l’appello lanciato dal presidente dell’Ordine dei medici, Marco Ioppi, sulla medicina territoriale. L’Ordine sprona i professionisti ad aprirsi al progetto lanciato da Piazza Dante sulle Aggregazioni funzionali territoriali e l’Unità primarie di cure complesse previse dalla riforma Balduzzi del 2012, ma il dibattito è acceso. È critico il segretario provinciale della Fimmg, Josef Jörg: «Vogliono limitare la nostra libertà». Mentre Filippo Degasperi(5 Stelle) attacca: «Il piano è una fake news».
TRENTO «La riorganizzazione della medicina territoriale è una delle fake news della XV legislatura». Filippo Degasperi non le manda a dire. Sul tema delle aggregazioni funzionali territoriali e delle unità complesse di cure primarie l’esponente del Movimento 5 Stelle in consiglio provinciale aveva presentato un’interrogazione la scorsa estate, alla quale, dice, è stato risposto «in maniera elusiva».
Parla di «scandali della sanità trentina». Perchè?
«Innanzitutto perché Aft e Uccp vengono spacciate come esempio di innovazione e di salvaguardia dei territori, quando in realtà sono previste da una legge nazionale che il Trentino è in ritardo nell’applicare: parlare di avanguardia su questo fronte significa mistificare la realtà. In secondo luogo, perché dovevano essere attive tutte e 25 entro il primo gennaio 2017, come aveva fatto sapere la stessa Provincia, invece il ritardo è clamoroso».
Però il 29 giugno scorso è stata inaugurata la struttura di Pinzolo.
«Certo, l’unica finora, e solo perché qualcuno aveva cominciato ad alzare le antenne di fronte a un immobile ristrutturato con 1,8 milioni di euro di soldi pubblici e inutilizzato. In questi quattro anni e poco più si è solamente riusciti a depotenziare la sanità di valle».
Cosa intende?
«Penso alle strutture di Tione, Cles o Cavalese e mi riferisco ai punti nascita e non solo. Poi c’è il modo con cui vengono tenuti aperti certi reparti: pediatria a Cles funziona solo perché il pediatra di Rovereto copre alcuni turni in val di Non. Ginecologia, ad esempio, si appoggia spesso a liberi professionisti, esterni alla struttura, contrattualizzati senza far parte di un organico».
La trattativa per portare a termine la riorganizzazione è complessa, anche dal punto di vista sindacale.
«O azienda e assessorato non sono capaci di trattare oppure non sono interessati: quando si tratta del contratto dei dipendenti della Provincia in un pomeriggio l’accordo si trova. Il tema è un altro: siamo nel Trentino dell’autonomia, che dovrebbe voler dire responsabilità, ma nessuno se l’assume».
Lei cosa propone?
«Voglio spiegare ai trentini come stanno davvero le cose e ricordare loro come questa sia l’affidabilità nel mantenere gli impegni di chi ha in mano la sanità provinciale».