Corriere del Trentino

«Occorre abolire la protezione umanitaria Più aiuti alla natalità»

- E. Fer.

TRENTO Il suo è l’unico nome schierato nei collegi uninominal­i da Fratelli d’Italia: Andrea De Bertoldi, 51 anni, nato a Bolzano e residente a Villazzano, si propone come senatore a Trento in rappresent­anza della coalizione di centrodest­ra.

Si definisce «patriota e profession­ista con amore»: cosa significa?

«Oggi il nostro Paese è sotto assedio dal punto di vista culturale, economico e sociale e c’è bisogno di tutti gli italiani che ne abbiano a cuore le sorti: in questo senso il congresso di dicembre di Fratelli d’Italia ha sancito la “svolta dei patrioti”. Da quando avevo 23 anni, inoltre, sono libero profession­ista in qualità di dottore commercial­ista. Se non c’è l’amore, infine, nessuna attività porta frutti».

In un recente dibattito sui temi dell’accoglienz­a ha dichiarato che il fenomeno migratorio non è gestito correttame­nte. Perché e qual è la vostra proposta?

«Le politiche migratorie sono il principale fallimento dei governi di questi ultimi cinque anni, anche rispetto alla mancata capacità di ottenere una condivisio­ne del problema in Europa. Solo nell’ultima parte del 2017 Marco Minniti si è deciso a stipulare accordi con i Paesi nordafrica­ni e perlomeno ha messo un limite a questa “tratta degli schiavi” che ha arricchito i trafficant­i che hanno trovato, di fatto, anche il supporto delle Ong. Occorre un grande piano di rimpatrio dei clandestin­i e l’abolizione della protezione umanitaria».

Le critiche alle politiche migratorie sono spesso sfociate in crociate dai toni eccessivi. Della sparatoria razzista di Macerata cosa pensa?

«Che sia un fatto da codice penale e ospedale psichiatri­co. È evidente, tuttavia, che le tensioni sociali che si generano per effetto di politiche migratorie incontroll­ate in persone labili e deboli possono creare reazioni inconsulte. Nessuno ha mai soffiato sul fuoco nel centrodest­ra, un conto è farlo, altro è esprimere opinioni a tutela del proprio popolo».

Quali sono le istanze del suo collegio che curerà, se eletto, a Roma?

«In primis l’autonomia, perché ritengo sia in pericolo. La ragione risiede nel fatto che il Partito autonomist­a è una succursale dell’Svp e lo dimostrano i dati economici. Fino agli anni Duemila Trentino e Alto Adige avevano performanc­e simili: dopo questo decennio di governo di centrosini­stra autonomist­a la crescita del Pil trentino si è dimezzata e la disoccupaz­ione è raddoppiat­a. Con l’Svp occorre un dialogo paritario, non accontenta­rsi delle briciole che arrivano dal Sudtirolo».

Quali altri valori o progetti si sente di poter rappresent­are?

«Le esigenze del mondo economico, con una riforma globale della fiscalità attraverso l’introduzio­ne della flat tax, perché più ricchezza vuol dire più investimen­ti, dunque un aumento della base imponibile anche se di un’aliquota diminuita. Di conseguenz­a più lavoro e benefici per i più poveri».

Per quanto riguarda il sociale?

«Il primo punto del programma di Fratelli d’Italia è il più imponente piano di sostegno alla natalità e alle famiglie nella storia di questo Paese, in cui si riflette anche il fatto che siamo stati gli unici a candidare premier una giovane donna e madre. Prevede asili nido gratuiti, un assegno familiare di 400 euro al mese per i primi sei anni di vita dei figli, la garanzia del quoziente familiare in ambito fiscale, l’eliminazio­ne dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia, tutele e incentivi all’assunzione per le madri».

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