Zingaretti e la Sirena
Bolzano L’amato «Montalbano» porta in scena Tomasi di Lampedusa In «Lighea» i profumi di Sicilia inebriano come le squame di madreperla
Lighea è una sirena che ha cambiato per sempre la vita del professor Rosario La Ciura, protagonista di uno straordinario racconto scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo ultimo inverno di vita, quello tra il 1956 e il 1957. Una novella, pubblicata postuma da Feltrinelli, nota con due titoli differenti: Lighea e La Sirena. È con questo secondo titolo che Luca Zingaretti la sta rappresentando sui palcoscenici di mezza Italia da ormai una decina d’anni e domani (alle 20.30) e domenica (alle 16) andrà in scena al Teatro Studio del Comunale di Bolzano per la chiusura della rassegna
Altri Percorsi curata dallo Stabile. Una rassegna che ha visto in scena tre modi diversi di affrontare la questione dell’«utero in affitto» e della «maternità surrogata»: il commovente Geppetto e Geppetto di Tindaro Granata, il divertente Animali da bar della Carrozzeria Orfeo con Pedigree di Enrico Castellani, a fare la parte del «terzo incomodo» poco riuscito.
Ma nel weekend, dopo la performance 7-14-21-28 della coppia Flavia Mastrella e Antonio Rezza, toccherà a Luca Zingaretti, uno degli attori più amati dal pubblico italiano, concludere la rassegna con uno spettacolo, forse più rassicurante, ma potenzialmente più suggestivo.
La Sirena narra, infatti, di un incontro tra due siciliani molto diversi tra loro: il settantacinquenne classicista Rosario la Ciura, professore in pensione, e Paolo Corbera di Salina, giovane di nobili natali, laureato in legge e mediocre giornalista del quotidiano torinese La Stampa. Il racconto è ambientato a Torino, per la precisione in un bar di via Po, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1938, e descrive il crescente affiatamento tra i due protagonisti che, nonostante le differenze di età e passioni, finiscono per familiarizzare e a scambiarsi confidenze. La più importante proviene dal professor La Ciura che confessa a Corbera del suo magico incontro con la sirena Lighea: «Il volto liscio di una sedicenne emergeva dal mare… Sotto l’inguine, sotto i glutei, il suo corpo era quello di un pesce, rivestito di minutissime squame madreperlacee e azzurre, e terminava in una coda biforcuta che lenta batteva il fondo della barca. Era una sirena. Riversa poggiava la testa nelle mani incrociate, mostrava con tranquilla impudicizia i delicati peluzzi sotto le ascelle, i seni divaricati, il ventre perfetto; da lei saliva quel che ho malchiamato un profumo, un odore magico di mare, di voluttà giovanissima».
Una sirena che per Zingaretti è anche, e soprattutto, una terra particolare a cui, volente o nolente, ha finito per legarsi indissolubilmente: la Sicilia. La terra che lo stesso attore romano ha definito «potente, carnale e spirituale, capace di evocare sensazioni molto forti», proprio come la sirena di Tomasi di Lampedusa. Una terra da cui far emergere «l’odore della salsedine, il sapore dei ricci di mare, il profumo di rosmarino sui Nèbrodi, il gusto del miele di Melilli, le raffi che di profumo degli agrumeti». Zingaretti non è solo interprete (accompagnato dalla musiche composte da Germano Mazzocchetti), ma anche curatore della regia e dell’adattamento drammaturgico, a dimostrazione di un amore lungo, duraturo e appassionato.
Nel concludere, non si può non ricordare come de La Sirena esista una lettura registrata oltre sessant’anni fa. La si può facilmente recuperare sull’archivio online delle «Teche Rai». È una lettura diversa da quella di Zingaretti, compiuta di chi non era un attore, ma uno straordinario scrittore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Una lettura ad alto voce che il regista siciliano Umberto Cantone ha descritto così: «La fluidità ritmica della lettura di Lighea da parte del suo autore è decisa almeno quanto quella dei mattatori di un tempo (più Ruggeri che Benassi), concentrati più a restituire assonanze che patina espressiva, e soprattutto refrattari a ogni decorativa spezzatura (che in Italia è stato il marchio attorale di tanto stonato brechtismo)». Zingaretti, evidentemente, non ha avuto paura del confronto e i risultati sembrano dargli ragione, lo spettacolo è sold out per entrambe le date.