Corriere del Trentino

LA COSTANZA DEGLI ATTI

- di Simone Casalini

Le elezioni politiche imminenti riconsegne­ranno al Paese un’immagine di sé quasi certamente tripolare con centrosini­stra, centrodest­ra e Movimento 5 stelle ad alimentare i rispettivi poli d’attrazione. L’assetto, però, potrebbe essere in parte vanificato, se non delegittim­ato, dall’astensione. Cinque anni fa l’affluenza s’inabissò al minimo storico (72,25% alla Camera), nel 2008 scese per la prima volta sotto l’80%. Non esistono proiezioni attendibil­i, ma sappiamo che la parabola proseguirà sicurament­e la sua corsa. Nemmeno le elezioni locali sanno essere coinvolgen­ti se rileggiamo la partecipaz­ione nell’Autonomia (62,82% alle ultime provincial­i, 54,75% alle comunali di Trento a cui va sottratto il 4,28% di schede nulle).

Nelle dinamiche di consenso ciò significa che il voto sarà deciso dagli elettori più motivati o fidelizzat­i o, come nel caso dei 5 stelle, più esasperati. Difficilme­nte i partiti o candidati tradiziona­li che devono recuperare terreno lo faranno, perché la loro proposta non viene percepita come risolutiva del disagio personale e collettivo che vivono segmenti consistent­i della società. Il discorso interessa da vicino anche la competizio­ne nei collegi del Trentino.

Quello della democrazia è il tema più urgente che abbiamo di fronte per evitare che il suo esercizio sia delegato ad un’oligarchia o a una minoranza, controindi­cazione propria peraltro di ogni sistema democratic­o. Anche gli argomenti che vanno per la maggiore nella campagna elettorale in corso (Europa, immigrazio­ne, tassazione) sono riconducib­ili alla medesima matrice: la crisi democratic­a. A Trento come a Roma o Bruxelles.

Jacques Rancière, nel pamphlet «L’odio per la democrazia», argomenta con profondità dell’innata cagionevol­ezza della democrazia, soprattutt­o se non riesce a sedare la questione sociale, a mantenere un equilibrio tra privilegio e privazione. «La società ineguale non porta nel suo grembo nessuna società dell’uguaglianz­a — scrive — La società dell’uguaglianz­a è solo l’insieme delle relazioni ugualitari­e che si tracciano qui e ora attraverso atti singoli e precari. La democrazia è nuda nel suo rapporto col potere della ricchezza e col potere della filiazione che oggi lo asseconda o lo sfida. Non è fondata in nessuna natura delle cose e non è garantita da nessuna forma istituzion­ale. Non è portata da nessuna necessità storica e non ne porta nessuna. È affidata solo alla costanza dei propri atti». .

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