LA COSTANZA DEGLI ATTI
Le elezioni politiche imminenti riconsegneranno al Paese un’immagine di sé quasi certamente tripolare con centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 stelle ad alimentare i rispettivi poli d’attrazione. L’assetto, però, potrebbe essere in parte vanificato, se non delegittimato, dall’astensione. Cinque anni fa l’affluenza s’inabissò al minimo storico (72,25% alla Camera), nel 2008 scese per la prima volta sotto l’80%. Non esistono proiezioni attendibili, ma sappiamo che la parabola proseguirà sicuramente la sua corsa. Nemmeno le elezioni locali sanno essere coinvolgenti se rileggiamo la partecipazione nell’Autonomia (62,82% alle ultime provinciali, 54,75% alle comunali di Trento a cui va sottratto il 4,28% di schede nulle).
Nelle dinamiche di consenso ciò significa che il voto sarà deciso dagli elettori più motivati o fidelizzati o, come nel caso dei 5 stelle, più esasperati. Difficilmente i partiti o candidati tradizionali che devono recuperare terreno lo faranno, perché la loro proposta non viene percepita come risolutiva del disagio personale e collettivo che vivono segmenti consistenti della società. Il discorso interessa da vicino anche la competizione nei collegi del Trentino.
Quello della democrazia è il tema più urgente che abbiamo di fronte per evitare che il suo esercizio sia delegato ad un’oligarchia o a una minoranza, controindicazione propria peraltro di ogni sistema democratico. Anche gli argomenti che vanno per la maggiore nella campagna elettorale in corso (Europa, immigrazione, tassazione) sono riconducibili alla medesima matrice: la crisi democratica. A Trento come a Roma o Bruxelles.
Jacques Rancière, nel pamphlet «L’odio per la democrazia», argomenta con profondità dell’innata cagionevolezza della democrazia, soprattutto se non riesce a sedare la questione sociale, a mantenere un equilibrio tra privilegio e privazione. «La società ineguale non porta nel suo grembo nessuna società dell’uguaglianza — scrive — La società dell’uguaglianza è solo l’insieme delle relazioni ugualitarie che si tracciano qui e ora attraverso atti singoli e precari. La democrazia è nuda nel suo rapporto col potere della ricchezza e col potere della filiazione che oggi lo asseconda o lo sfida. Non è fondata in nessuna natura delle cose e non è garantita da nessuna forma istituzionale. Non è portata da nessuna necessità storica e non ne porta nessuna. È affidata solo alla costanza dei propri atti». .