D’Alessandro e i punti nascita «Vanno riaperti, aiutiamo le donne»
L’alfiere di Popolo della famiglia: no alle teorie gender a scuola
TRENTO Il seme della speranza cresce e nasce dalla famiglia, nella fiducia verso un’educazione familiare ed umana: questi i propositi primari di Angela D’Alessandro, maestra e mamma di Bolzano, che fonda la sua ideologia politica del Popolo della Famiglia per il collegio uninominale della Valsugana proprio su queste priorità. «Il movimento Popolo della famiglia nasce dalle ceneri del “Family day”di Roma e si fa forte dei diritti delle minoranze, soprattutto delle donne e delle famiglie. Per combattere i gravi problemi legati alla bassa natalità, alla divulgazione della teoria gender nelle scuole, al precariato familiare, per noi è stato importante non affiancarci ai partiti già formati, in quanto indebolirebbero i nostri ideali primari. Così, abbiamo pensato di creare una nuova realtà, pulita e vera, che ascolti le persone e fatta per omaggiare la vita, portando avanti principi cristiani legati alla famiglia naturale, formata da un uomo ed una donna, senza compromessi».
«Se portiamo ai bambini modelli destabilizzanti sotto il profilo sessuale e di genere — prosegue D’Alessandro —, il caos che si creerà sarà notevole. I bambini assorbono tutto in quella fase d’età, mentre la famiglia è l’anello debole della società, per problemi economici, educativi e sociali. Inoltre, lavorando nella scuola superiore a Bolzano in qualità di collaboratrice all’integrazione, con ragazzi con gravi handicap e difficili, so quanto sia importante guidare i nostri figli verso un futuro saldo e ben strutturato».
La precarietà viene legata anche al problema della chiusura dei punti nascita negli ospedali trentini di periferia, come a Cavalese. «Essendo per la vita siamo anche favorevoli all’apertura dei punti nascita delle periferie montane — spiega D’Alessandro —. Inoltre lotteremo per la riapertura dei reparti degli ospedali minori, soprattutto per tutelare i parti fuori orario di chiusura, un problema serio che mette a rischio la sicurezza di sempre più mamme e bambini. Un occhio di riguardo poi vorremmo darlo alla centralità della donna, creando uno spazio dedicato, sulla scia dei Cav lombardi (Centri aiuto alla vita), dove una ragazza giovane o una mamma di famiglia in difficoltà potrebbe esser supportata durante una gravidanza non desiderata, per evitarne e scongiurarne l’ interruzione, fornendole un sostegno psicologico ed economico».