Operazione anti-pedopornografia Indagato un ventenne bolzanino
La «bibbia» del web scoperta dalla polizia postale: perquisizioni in tutta Italia
BOLZANO C’è anche un ventenne bolzanino, al momento indagato per detenzione di materiale pedopornografico, nella maxi-operazione condotta dalla polizia postale su mandato della Procura di Salerno, relativamente a un grosso archivio con foto choc di adolescenti rintracciato nel deep web.
L’indagine ha visto perquisizioni in quattordici regioni. In Alto Adige, gli agenti della Postale sono intervenuti a dicembre con una perquisizione informatica a carico del bolzanino, un ventenne disoccupato. Al momento, come detto, il giovane risulta indagato e sono in corso ulteriori accertamenti da parte degli investigatori per verificare l’effettivo coinvolgimento del soggetto nella vicenda. Quello portato alla luce dalle indagini della Procura di Salerno è un archivio, rintracciato nel cosiddetto «deep web», contenente ingente materiale pedopornografico e chiamato «La Bibbia». Gli agenti hanno scoperto la catalogazione dei files illeciti e individuato coloro che nel tempo avevano costituito, divulgato e implementato le cartelle informatiche. Si tratta, fa sapere la procura di Salerno, di «circa 50 persone che, mediante chat private, erano solite scambiare materiale pedopornografico, al fine di arricchire l’archivio attualmente giunto alla versione 5.0».
Nell’archivio, come emerso dalle indagini, c’erano migliaia di file e video ritraenti donne, soprattutto adolescenti, nude o in pose provocanti. Il materiale choc era catalogato minuziosamente: ogni cartella infatti aveva un titolo per «agevolare la consultazione».
In alcuni casi, come ricostruito dagli agenti, c’erano riportati tutti gli elementi utili per risalire alla persona ritratta, come nome e cognome ma anche riferimenti telefonici e indirizzo, in altri casi invece venivano pubblicate informazioni private, in altri ancora le foto erano state acquisite tramite social network. Nel corso dell’indagine, gli agenti sono riusciti anche a chiarire «l’apporto dato all’archivio informatico da parte dei partecipanti alla chat» e sono risaliti così a chi inviava le foto della ex o le foto della sorella minore di 12 anni o a chi le sottraeva da profili pubblici. Nel mirino anche un tecnico di un centro di assistenza che aveva estrapolato le immagini da telefoni e computer in riparazione. «Le condotte illecite contestate agli indagati — scrive in una nota la Procura — non possono semplicemente essere ricondotte alla sola creazione del più grande archivio pedopornografico e pornografico sul territorio nazionale: l’obiettivo ulteriore degli indagati consisteva nel rendere possibile, attraverso l’identificazione, ogni forma di molestia e di gogna mediatica». Trentatré, complessivamente, le persone denunciate per detenzione di materiale pedopornografico; un arresto in flagranza per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico di due indagati e un arresto per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope; infine, sono stati sequestrati centinaia di supporti informatici contenenti migliaia di file pedopornografici.
I «file» della vergogna Gli investigatori hanno portato alla luce un enorme archivio con materiale choc