«Rivivo ogni emozione, la gente mi ha aiutata»
Tennis, la giovane trentina Chiesa racconta il successo in Fed Cup: per me era tutto nuovo, anche il tifo
Deborah Chiesa consegna all’Italia il punto della vittoria all’Italia, nella sfida contro la Spagna nella Fed Cup. La tennista trentina, numero 179 nel ranking mondiale, è ancora sottosopra: «E’ stato il mio debutto — racconta — ogni punto era un boato. Il pubblico mi ha dato la forza nel momento chiave».
TRENTO All’indomani della strepitosa vittoria che ha consegnato all’Italia il punto della vittoria per 3-1 contro la Spagna in Fed Cup, a farsi sentire, comprensibilmente, è la stanchezza. L’adrenalina ha lasciato il posto all’affaticamento, ma le emozioni di un esordio da incorniciare per Deborah Chiesa rimarranno indelebili. Preferita all’ultimo momento a Jasmine Paolini, la giovane tennista trentina, numero 179 Wta, si è imposta su Laura Arruabarrena, numero 82 della classifica mondiale, con il punteggio di 6-4, 2-6, 7-6 in due ore e trentadue minuti, facendo guadagnare così alla nazionale italiana l’accesso ai playoff del 21 e 22 aprile che assegnano un posto nel tabellone principale della competizione in rosa. Sulla terra rossa indoor del PalaTricalle «Sandro Leombroni» di Chieti i colpi di scena non sono certo mancati.
Il giorno dopo una partita che è già stata definita da molti «enorme», quali sono le sensazioni? «Le emozioni si sono un po’ sedimentate ma continuo a rivivere ogni attimo della partita di ieri (domenica, ndr). Il mio telefono è impazzito, sto ancora ricevendo un sacco di messaggi e foto su Whatsapp, Instagram e Facebook, anche da persone che non sentivo da tempo e che mi hanno seguito da casa e fa davvero tanto piacere. C’è anche tanta stanchezza tuttavia, è stata una settimana bella ma intensissima, sia dal punto di vista fisico che psicologico: anche le tensioni e le emozioni portano via un sacco di energie». Che incontro è stato per lei?
«È stato il mio esordio in Fed Cup. Avevo sempre sentito dire che quando si gioca per la nazionale si riesce ad avere una marcia in più, una forza speciale: è qualcosa che si comprende solo quando lo si prova. Dopo aver visto Sara Errani vincere un match pazzesco sono entrata carichissima: in seguito alla vittoria dei primi due set ho subito un calo fisico ed è nel terzo, sotto di 4-1, che ho trovato le famose energie che solo in nazionale si riesce a recuperare. Per me era tutto diverso, dal capitano in panchina al mio allenatore e ai compagni a bordo campo, perfino il pubblico: anche
dalla gente ho tratto molta forza, a ogni punto era un boato, con trombette e tamburi, non ero abituata nemmeno a questo».
A proposito del capitano Tathiana Garbin, che cosa le ha detto per motivarla?
«La conosco da tanti anni, ci accompagnava ai tornei under 18 e con lei ho un bellissimo rapporto. È una grande motivatrice, sa trasmettere la sua carica e fa venir voglia di dare il duemila per mille. Nel terzo set, quando avevo agganciato l’avversaria, a un cambio campo mi ha detto
“Come vuoi essere ricordata? Come una leonessa oppure no?”. Non potevo far altro che annuire, era una frase pertinente alla situazione, poi di mio sono una che non molla mai». Quando ha saputo che avrebbe giocato?
«Ufficialmente sabato, la sera prima, anche se un po’ me l’aspettavo, era nell’aria. I pensieri erano ambivalenti: da un lato mi dicevo “Non ti illudere, non giocherai”, dall’altro però riflettevo sul fatto che se fosse successo mi sarei dovuta preparare psicologicamente. Poi è arrivata la comunicazione ufficiale». Adesso quali sono i suoi prossimi impegni?
«Sono tornata ad Anzio per una settimana di allenamenti. Poi, all’inizio della prossima, partirò per Acapulco per giocare le qualificazioni di Wta (la Women’s Tennis Association, l’associazione che riunisce le giocatrici professioniste di tennis di tutto il mondo,
ndr). La settimana seguente sarebbe la volta di Budapest, ma non sono sicura di entrare alle qualificazioni perché ho una classifica al limite per entrare in quelle dei Wta».