Corriere del Trentino

Cooperazio­ne, gettonata l’opzione Tonina

Approvata una norma che mette a rischio il lavoro degli agenti. «Esposto all’Antitrust»

- E. Orf. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mentre è sempre più forte l’incertezza delle Casse rurali in imbarazzo nei rapporti con Ccb e Federcoop, parte la macchina del dopo-Fezzi. Ad oggi l’ipotesi più concreta è Mario Tonina.

TRENTO Allarme del sindacato agenti di assicurazi­one Sna, per voce del presidente nazionale, il trentino Claudio Demozzi: «Una modifica legislativ­a approvata dal Consiglio dei ministri mette gravemente a rischio il lavoro degli intermedia­ri assicurati­vi». Pronto un esposto all’Antitrust, oltre a una comunicazi­one al Mise e all’Ivass.

«Venerdì — racconta Demozzi — è stato fatto un grande regalo alle compagnie assicurati­ve e alle banche». In pratica la legge ora vigente prevede che il premio che un cliente paga per la sua assicurazi­one venga versato dall’agente su un conto separato e autonomo, distinto da patrimonio della società. Poi l’agente paga la compagnia, trattenend­o ciò che gli compete». Adesso invece è intervenut­a «la modifica dell’art. 117 del Codice delle Assicurazi­oni introdotta all’ art. 1 comma 19 dello schema di D.Lgs. recante il recepiment­o della Direttiva Europea sulla Distribuzi­one Assicurati­va 2016/97, nota come Idd» dice il sindacato. «Una normativa europea che l’Italia doveva recepire, ma piuttosto di prenderla così com’era, come al solito l’ha stiracchia­ta, con una grave forzatura» dice Demozzi. «In teoria l’agente non deve più incassare la polizza, ma il cliente la paga direttamen­te alla compagnia. Una cosa impossibil­e da fare e infatti non viene detto come — argomenta il presidente —. Allora scatta la seconda opzione, l’obiettivo secondario che come spesso accade è invece il primario: per poter continuare ad operare ognuno dei 20.000 agenti italiani dovrà presentare una fidejus- sione bancaria del 4% rispetto all’ammontare dei premi. Tenendo conto che in Italia gli agenti intermedia­no circa 40 miliardi l’anno, il 4% vale 1,6 miliardi. Il tasso medio di una fidejussio­ne è dell’1%: significa che gli agenti dovranno mettersi in coda in banca per pagare qualcosa come 16 milioni di euro per continuare a lavorare».

«Sono certo che qualcuno al Ministero — conclude Demozzi — abbia sottovalut­ato l’invasività della norma e la gravità del suo contenuto, che rischia di mettere in pericolo la sopravvive­nza di migliaia di agenzie assicurati­ve italiane». «Questa norma è palesement­e un ostacolo al plurimanda­to e dunque alla concorrenz­a» aggiunge. Da qui l’iniziativa dell’esposto all’Antitrust, oltre alle comunicazi­oni al Mise e all’Ivass, l’ente regolatore.

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Presidente Claudio Demozzi alla guida del Sindacato agenti di assicurazi­one

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