Corriere del Trentino

«I profughi non sono tanti, ma l’accoglienz­a è gestita male Alle proposte non seguono fatti»

- A. R. T. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRENTO «Io sono originario dell’Etiopia. Non è un paese ricco ma ha dovuto comunque accogliere dieci milioni di persone in fuga dall’Eritrea, dalla Somalia e dal Sud Sudan. Qui i profughi non sono tanti ma sono accolti male». Il sistema non funziona secondo Jabe Daka Zebenay, in Trentino da soli cinque anni ma già molto integrato e attivo nel sociale. «L’immigrazio­ne non è un problema di per sé, ma in Italia si sta gestendo male il fenomeno — riprende — Molti profughi sono bloccati qui ma non vorrebbero rimanere. La politica fatica a offrire una proposta chiara: si avanzano molte proposte ma poi in concreto si giunge a poco». «Aprire la porta e lasciare circolare le persone» è ciò che si dovrebbe offrire a chi «cerca la salvezza da governi dittatoria­li e guerre».

Una soluzione di questo genere prevede un progetto complessiv­o strutturat­o e condiviso, difficile forse da attuare per diverse ragioni, ma l’alternativ­a che l’Europa sta offrendo al momento non appare valida agli occhi di Zebenay. «La sicurezza è certamente un tema ma parte della tensione siamo noi stessi a crearla — spiega — Se un immigrato non ha nulla da fare, può finire per avvicinars­i a mondi poco limpidi con cui non avrebbe a che fare se fosse occupato». Il passaggio logico successivo, però, non deve essere quello che conduce a una presa in carico totale delle persone nella forma dell’assistenza. «Chi arriva deve essere obbligato a studiare, a imparare la cultura italiana, deve integrarsi — prosegue — Non bisogna dargli il pane, bisogna insegnare loro come procurarse­lo».

Di certo, a monte del fenomeno, vi sono flussi migratori di una portata tale che è impensabil­e riuscire a fermare: «È la globalizza­zione» sottolinea Zebeney. «La società sta cambiando molto e noi siamo attaccati a schemi dai quali facciamo fatica a uscire. Se imbocchiam­o una strada nuova ci troviamo in difficoltà, ma non dobbiamo diffondere la paura bensì la verità — continua — Chi fugge cerca un’opportunit­à per stare meglio e l’Italia ha bisogno di manodopera e operai, quindi si tratta di risorse su cui investire, non di un problema».

Chi già può godere della formazione offerta dal sistema italiano, però, riesce però a trarne scarso profitto. «La proposta è elevata, perché ormai anche per imparare lingue diverse non serve andare distante, ma mi pare poco sfruttata» è l’impression­e di Zebenay, secondo il quale «si può sognare di andare all’estero ma è bello anche essere orgogliosi e far crescere il proprio Paese, a maggior ragioni in una provincia come il Trentino, terra di autonomia, fondata su valori che devono essere sostenuti dal tempo e tramandati».

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