Corriere del Trentino

Cento multe per il pasticcere

- Nicola Chiarini di

Conto salato per il re dei dolci, Fabrice Asensi, con 10.000 euro di multe per ingressi irregolari in Ztl. «Non sapevo dei varchi» dice. Il vicesindac­o Biasioli: «Limiti di orario invariati dal 2009».

Ho letto l’intervento a firma del consiglier­e provincial­e Filippo Degasperi pubblicato sul

Corriere del Trentino di sabato scorso, relativo ai lavori della Consulta per la riforma dello Statuto speciale e al processo partecipat­ivo connesso, e ritengo mio dovere istituzion­ale fornire alcune precisazio­ni di merito.

L’iniziativa legislativ­a di costituzio­ne e avvio della Consulta risponde anzitutto a chiare esigenze di natura culturale, sociale e politica. Non si tratta di una mera operazione di «maquillage» del nostro Statuto d’autonomia, ma di un ormai indifferib­ile adeguament­o storico, economico, politico e amministra­tivo della Carta fondativa della nostra specialità al sempre più rapido mutarsi delle condizioni socio-storiche e delle istanze che da questo mutamento provengono. Va qui rammentato come — a fronte del ridisegno del Titolo V della Costituzio­ne repubblica­na — non diventa più possibile attendere il compiersi dei nuovi dettati costituzio­nali e pertinenti alle autonomie locali, al regionalis­mo e alle autonomie speciali, senza avviare una seria e ragionata riflession­e sull’innovazion­e stessa dello Statuto.

Una nostra eventuale immobilità ci avrebbe attirato, un po’ ovunque, critiche circa l’incapacità di un adeguament­o statutario ai nuovi assetti costituzio­nali e quindi il palesarsi di una politica debole e scarsament­e coraggiosa. Ecco perché si è ritenuto, fin da subito, necessario spingere nella direzione di un’elaborazio­ne nuova e politicame­nte alta e poggiata su approfondi­menti giuridici, storici e sociali non occasional­i, proprio nella consapevol­ezza di domande esigenti e ineludibil­i, come quelle delle trasformaz­ioni in atto e della globalizza­zione planetaria, accanto a quelle del futuro assetto istituzion­ale di questa terra.

Su quest’elaborazio­ne poi, figlia a sua volta di un pragmatism­o intelligen­te, di una paziente tessitura del dialogo e di una forte volontà mediatoria, la Consulta, come riconosce lo stesso consiglier­e, ha lavorato con grande serietà scientific­a, anche in virtù del contributo intellettu­ale di elevate profession­alità e di profonde competenze, per giungere ad una riflession­e finale unitaria e condivisa e, al contempo, estranea ad ogni steccato ideologico e/o di parte.

Elaborazio­ne di una prima intelaiatu­ra; dialogo capillare dei territori e rielaboraz­ione poi del materiale raccolto, per giungere, infine, ad un testo di assoluta rilevanza sono state quindi le tappe principali fin qui percorse. Certo, nelle fasi di ascolto ci si attendeva una più diffusa partecipaz­ione, ma l’insieme di condizioni anche estranee al lavoro della Consulta — come l’istituzion­e di un organismo parallelo in Alto Adige/Südtirol e la bocciatura referendar­ia sulla riforma costituzio­nale —, hanno rallentato, senza dubbio, l’immediata spendibili­tà del documento conclusivo che la «Consulta dei Venticinqu­e» si appresta a varare.

Ciò premesso, un’ultimo appello mi sia concesso verso tutti i deputati eletti al parlamento e i prossimi consiglier­i provincial­i affinché vogliano e sappiano valorizzar­e fino in fondo il lavoro svolto, affrontand­o in modo costruttiv­o e senza alcun pregiudizi­o la definizion­e di un nuovo modello autonomist­ico comune alla due Province autonome, inserito in un quadro regionale dinamico, per proseguire con rinnovata speranza il cammino dei prossimi decenni.

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