Cento multe per il pasticcere
Conto salato per il re dei dolci, Fabrice Asensi, con 10.000 euro di multe per ingressi irregolari in Ztl. «Non sapevo dei varchi» dice. Il vicesindaco Biasioli: «Limiti di orario invariati dal 2009».
Ho letto l’intervento a firma del consigliere provinciale Filippo Degasperi pubblicato sul
Corriere del Trentino di sabato scorso, relativo ai lavori della Consulta per la riforma dello Statuto speciale e al processo partecipativo connesso, e ritengo mio dovere istituzionale fornire alcune precisazioni di merito.
L’iniziativa legislativa di costituzione e avvio della Consulta risponde anzitutto a chiare esigenze di natura culturale, sociale e politica. Non si tratta di una mera operazione di «maquillage» del nostro Statuto d’autonomia, ma di un ormai indifferibile adeguamento storico, economico, politico e amministrativo della Carta fondativa della nostra specialità al sempre più rapido mutarsi delle condizioni socio-storiche e delle istanze che da questo mutamento provengono. Va qui rammentato come — a fronte del ridisegno del Titolo V della Costituzione repubblicana — non diventa più possibile attendere il compiersi dei nuovi dettati costituzionali e pertinenti alle autonomie locali, al regionalismo e alle autonomie speciali, senza avviare una seria e ragionata riflessione sull’innovazione stessa dello Statuto.
Una nostra eventuale immobilità ci avrebbe attirato, un po’ ovunque, critiche circa l’incapacità di un adeguamento statutario ai nuovi assetti costituzionali e quindi il palesarsi di una politica debole e scarsamente coraggiosa. Ecco perché si è ritenuto, fin da subito, necessario spingere nella direzione di un’elaborazione nuova e politicamente alta e poggiata su approfondimenti giuridici, storici e sociali non occasionali, proprio nella consapevolezza di domande esigenti e ineludibili, come quelle delle trasformazioni in atto e della globalizzazione planetaria, accanto a quelle del futuro assetto istituzionale di questa terra.
Su quest’elaborazione poi, figlia a sua volta di un pragmatismo intelligente, di una paziente tessitura del dialogo e di una forte volontà mediatoria, la Consulta, come riconosce lo stesso consigliere, ha lavorato con grande serietà scientifica, anche in virtù del contributo intellettuale di elevate professionalità e di profonde competenze, per giungere ad una riflessione finale unitaria e condivisa e, al contempo, estranea ad ogni steccato ideologico e/o di parte.
Elaborazione di una prima intelaiatura; dialogo capillare dei territori e rielaborazione poi del materiale raccolto, per giungere, infine, ad un testo di assoluta rilevanza sono state quindi le tappe principali fin qui percorse. Certo, nelle fasi di ascolto ci si attendeva una più diffusa partecipazione, ma l’insieme di condizioni anche estranee al lavoro della Consulta — come l’istituzione di un organismo parallelo in Alto Adige/Südtirol e la bocciatura referendaria sulla riforma costituzionale —, hanno rallentato, senza dubbio, l’immediata spendibilità del documento conclusivo che la «Consulta dei Venticinque» si appresta a varare.
Ciò premesso, un’ultimo appello mi sia concesso verso tutti i deputati eletti al parlamento e i prossimi consiglieri provinciali affinché vogliano e sappiano valorizzare fino in fondo il lavoro svolto, affrontando in modo costruttivo e senza alcun pregiudizio la definizione di un nuovo modello autonomistico comune alla due Province autonome, inserito in un quadro regionale dinamico, per proseguire con rinnovata speranza il cammino dei prossimi decenni.