Don Ezio, «buco» da 170.000 euro
Chiusa l’inchiesta sul parroco di Ala. Estorsione: quattro indagati
TRENTO La Procura di Rovereto ha unito le due inchieste in un unico fascicolo e ha chiuso le indagini sulla delicata vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex parroco di Ala, don Ezio Seppi, vittima di una presunta estorsione, ma a sua volta indagato per appropriazione indebita.
Al religioso viene contestato un «buco» da 170.000 euro nelle casse delle parrocchie di Pilcante, Chizzola, Santa Margherita e Serravalle, guidate proprio da don Ezio. La Curia dopo l’intervento della magistratura ha presentato formale querela e ora si stanno verificando i conti nelle diverse parrocchie coinvolte. Oltre a don Ezio, difeso dall’avvocato Andrea Tomasi, non risulta nessun altro indagato per i presunti ammanchi. Resta da chiarire dove sono finiti tutti i soldi e per cosa sono stati utilizzati. A parte i ventimila euro frutto della presunta estorsione, ci sono altri 150.000 euro spariti che non è chiaro che fine abbiano fatto.
Sullo sfondo c’è una vicenda a sfondo sessuale che avrebbe portato al ricatto e all’iscrizione nel registro degli indagati di Sebastian Cristian Costea, difeso dall’avvocato Christian Zamfir, ritenuto il capo del gruppo che avrebbe preso di mira il sacerdote. Per lui e per altre tre ragazze di origini romene, l’accusa è di estorsione aggravata, ma viene contestato anche lo sfruttamento della prostituzione. Ad una delle ragazze viene contestato anche il reato di furto in quanto avrebbe sottratto la macchina fotografia a don Ezio con cui lo stesso sacerdote avrebbe girato un filmino hard. Un furto, secondo l’accusa, finalizzato al ricatto e al pagamento dei 20.000 euro contestati. In realtà, però, c’è solo la prova di una tentata estorsione di 4.000 euro.
Era stato lo stesso sacerdote che aveva denunciato la presunta estorsione, non vedendo «più alcuna via di uscita», come aveva dichiarato. La difesa al momento preferisce non commentare e attende di leggere tutti gli atti.