Testamento biologico, la Curia apre il dibattito
Due serate sul tema. Tenni: «Tra noi idee diverse. Non per tutti porta all’eutanasia»
TRENTO «Anche nel mondo ecclesiastico il testamento biologico tende a dividere. C’è chi lo vede come la porta dell’eutanasia e chi ne ha una visione meno negativa». Ad affermarlo è Carlo Tenni, responsabile della Consulta diocesana pastorale della Salute che, tramite la Diocesi di Trento, organizza due incontri di riflessione sul tema.
La legge, approvata nel dicembre scorso, introduce le «norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento» e sarà al centro del dibattito nelle serate di domani e di venerdì 23 febbraio all’Oratorio del Duomo.
«Capire il contesto culturale in cui questa legge è nata, come mai si è arrivati a questa norma e quali sono i suoi aspetti positivi e negativi sono stati i motivi che ci hanno spinto verso questa iniziativa che speriamo non si esaurisca nei due incontri ma che apra altri dibattiti» continua Tenni.
Domani sera si discuterà di come le nuove disposizioni anticipate di trattamento vengono applicate, gli aspetti positivi e gli ambiti di criticità che la legge lascia con riferimento alla situazione locale. Il 23 febbraio con il contributo del gesuita P. Carlo Casalone, — medico e docente di teologia morale oltre che membro della Pontificia Accademia per la vita — si valuterà la visuale del gesuita sulla nuova legge. Il tutto da un punto di vista «più umano che cristiano» conclude il responsabile della Consulta.
Le disposizioni anticipate di trattamento sono approdate anche in consiglio provinciale. Nella giornata di ieri la consigliera Borgonovo Re ha infatti presentato in aula un’interrogazione per sapere se si stia lavorando per dare attuazione alla disciplina nazionale e quali siano i tempi previsti per garantire ai cittadini trentini il pieno esercizio dei loro diritti in materia. A risponderle è stato l’assessore Mauro Gilmozzi (in vece di Zeni), affermando che «si ritiene opportuno attendere il documento ministeriale che definirà la raccolta in maniera omogenea a livello nazionale di dati così sensibili».
La replica della consigliera non si è fatta attendere. A suo avviso «non occorre attendere disposizioni a livello nazionale perché la legge offre la possibilità a Regioni e Province autonome di procedere con la raccolta delle disposizioni che verranno poi riversate a livello statale. Occorre capire piuttosto come aiutare i cittadini a predisporre questi documenti: la preoccupazione è che si rimanga in attesa troppo a lungo, con possibili situazioni di imbarazzo».