Corriere del Trentino

Sicurezza, promosso il decreto Minniti

Via libera dai sindaci. Informazio­ni, garantire l’accesso anche alla Polizia municipale

- di Linda Pisani

La legge Minniti sulla sicurezza urbana è promossa da sindaci e forze dell’ordine per aver saputo cogliere l’esigenza di una maggiore integrazio­ne tra i diversi corpi di polizia, ma c’è ancora molto da lavorare sul«nuovo ruolo» della polizia municipale. Di questo si è parlato ieri a Trento con il sottosegre­tario del ministero dell’interno, Domenico Manzione e numerosi amministra­tori provenient­i da diverse parti d’Italia.

TRENTO La legge Minniti sulla sicurezza urbana, entrata in vigore un anno fa, è promossa da sindaci e forze dell’ordine per aver saputo cogliere l’esigenza di una maggiore integrazio­ne tra i diversi corpi di polizia, ma c’è ancora molto da lavorare sul«nuovo ruolo» della polizia municipale.

Ai vigili, in sostanza, serve una promozione sul campo e non solo sulla carta, poiché si devono occupare maggiormen­te di ordine pubblico e sicurezza. Il problema? Non hanno completo accesso alle banche dati delle forze di polizia. E questo tanto per cominciare. Non da meno servono competenze e formazione adeguate. Insomma, un cambio di paradigma.

Di questo si è parlato ieri a Trento all’incontro «La sicurezza urbana oltre la legge 48 del 18 aprile 2017», moderato dal direttore del Corriere del Trentino, Enrico Franco. Un’analisi, in occasione del decimo forum della polizia locale, che ha coinvolto il sottosegre­tario del ministero dell’interno, Domenico Manzione e numerosi amministra­tori e rappresent­anti della sicurezza provenient­i da diverse parti d’Italia. «Un’occasione di aggiorname­nto e confronto» hanno osservato l’assessore provincial­e Carlo Daldoss e il comandante della polizia locale Lino Giacomoni.

Al centro dell’analisi di Manzione la necessità di una sicurezza integrata in senso verticale (di delega Stato, Regione, Province Comuni), ma anche orizzontal­e e quindi territoria­le. «Alla polizia municipale oggi diamo nuovi compiti e quindi nuovi strumenti. Ora serve un’aspirazion­e più grande. Il mondo è cambiato, sono cambiate le condizioni».

L’errore da non fare è quello di «innamorars­i» dell’ultima soluzione messa in atto a tutela dei cittadini. A dirlo il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, che ricordando i 16 daspo dell’ultimo anno (l’allontanam­ento coatto per chi è sorpreso a compiere determinat­i atteggiame­nti contro il decoro e la sicurezza) ha evidenziat­o come non ci sia un unico strumento in grado di risolvere i problemi.

«Nel 2008 —ha ricordato Andreatta — si disse che per risolvere il problema della sicurezza era necessaria una maggiore illuminazi­one, e così fu. Poi arrivò il taglio delle piante nei parchi cittadini, seguirono l’installazi­one di 550 telecamere, l’aumento dei vigili da 140 a 151, l’allungamen­to dei turni fino alle 3 di notte per tre volte la settimana. E ancora, eventi e iniziative per rivitalizz­are le periferie e la riqualific­azione urbanistic­a. Cosa è stato utile? Tutto. I daspo non sono una panacea». Ruolo fondamenta­le, in questa analisi, quello dei vigili urbani che si trovano ad affrontare nuove richieste di competenze. «Ma servono strumenti e risorse — ha osservato l’assessore alla sicurezza del comune di Genova, Stefano Garassino— e se la coperta è corta si potrebbero trovare in una più aggiornata capitolazi­one delle accise dei carburanti». Virginio Brivio, sindaco di Lecco e presidente Anci Lombardia, da un lato ha evidenziat­o l’importanza del ruolo delle persone, «bisogna investire sulla formazione», dall’altro ha pure rilevato la necessità di un maggiore utilizzo integrato e incrociato delle banche dati. Fondamenta­le pure il ruolo dei cittadini, («non vanno coinvolti solo nelle emergenze, ma possono diventare presidi attivi davanti alle scuole o nei parchi») e degli esercizi pubblici. «Serve una maggiore autodiscip­lina dei negozianti — ha detto Brivio — Perché la liberalizz­azione degli orari, in nome di libertà d’impresa e sviluppo turistico, sta creando problemi di ordine pubblico. E’ davvero necessario tenere aperto un bar fino alle tre di notte?», ha chiesto provocator­iamente Brivio, puntualizz­ando pure che sarebbe opportuna una maggiore responsabi­lità di controllo degli esercenti anche fuori dal locale. Di uomini e divise, sistemi maggiormen­te integrati e collegamen­ti di banche dati più puntuali ha pure parlato l’assessore del Comune di Grossetto, Fausto Turbanti. «La tecnologia è fondamenta­le — ha rilevato — ma ci sono piccoli fastidiosi­ssimi reati come l’accattonag­gio o i parcheggia­tori abusivi che preoccupan­o la “signora Maria” nel suo quotidiano e che si risolvono con la presenza sul territorio di agenti e uomini. Sempre più spesso, per la mancanza di turn over, ci troviamo con agenti over 50 e 60 che faticano a presidiare il territorio. Se arriva la segnalazio­ne e non si interviene si rischia un effetto boomerang di credibilit­à».

E sulla percezione della sicurezza? Tante analisi e consideraz­ioni, ma tutti sono stati concordi su una cosa: alla fine i cittadini per sentirsi più sicuri vogliono e chiedono di vedere la divisa sul territorio.

 La percezione Bene illuminazi­one e telecamere ma i cittadini si sentono più sicuri se vedono la divisa

 ??  ?? Confronto Alla tavola rotonda hanno partecipat­o numerosi amministra­tori provenient­i da diverse città italiane (foto Rensi-NardelIi)
Confronto Alla tavola rotonda hanno partecipat­o numerosi amministra­tori provenient­i da diverse città italiane (foto Rensi-NardelIi)

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