Il «Villaggio di Sant’Orsola» costruito da mani trentine
Lavori conclusi per fine anno. Il costo complessivo è di 27,5 milioni
Per la realizzazione del PERGINE nuovo «Villaggio dei piccoli frutti», la cooperativa Sant’Orsola poteva affidarsi a un sola azienda per un pacchetto completo, «ma in Trentino era difficile trovarla e poi non si sarebbe ottenuto il lavoro di qualità che volevamo». Così cinque dei sei appalti per il completamento dell’opera sono stati assegnati a imprese locali, con un risparmio da 35 a 27,5 milioni.
«Siamo in linea con il cronoprogramma — fa sapere il direttore Matteo Bortolini —. Il Villaggio sarà pronto per il 31 dicembre 2018. A luglio, dopo 18 mesi di progettazione, sono partiti gli scavi e ora i lavori stanno proseguendo bene, anche grazie al meteo favorevole». A dicembre l’area del Villaggio — che ha preso il via sotto impulso dell’ex ad di Mezzacorona, qui consulente, Fabio Rizzoli — nasce per portare i ricavi della cooperativa dai 57 milioni del 2016, ai 75 del 2020, una volta che i nuovi impianti saranno a regime. La domanda sul mercato è crescente, quindi Sant’Orsola, per evitare che i competitor le facessero troppa ombra, ha dovuto potenziarsi. L’area del Villaggio, originariamente di 12 ettari, è stata a dicembre allargata a 16, acquisendo un terreno (ex Pisetta), prima deposito di porfido, «che consentirà la visibilità dalla strada». Gran parte dei volumi è sottoterra, l’altezza massima è di 11 metri. «Riuniremo tutto nel Villaggio, compresa la ricerca e la sperimentazione: un fatto importante, i nostri soci lo vedranno da vicino, si pensi che per portare i piccoli frutti freschi vengono a conferire dalle 2 alle 4 volte al giorno, perché il prodotto è facilmente deperibile». Il 2017 dovrebbe essere un anno positivo, i soci sono chiamati in assemblea il 7 aprile.
«Teniamo conto che un distretto dei piccoli frutti è un unicum sia in Italia che in Europa: in altri casi si punta su monoculture, oppure i piccoli frutti sono produzioni secondarie — spiega Severino Perenzoni, dirigente tecnico di Sant’Orsola, con 18 anni di esperienza in Mezzacorona, dove ha curato la nascita della Cittadella del vino —. La superficie coperta sarà di 27.000 metri quadrati e verranno allestite 157 celle per la conservazione dei piccoli frutti», mentre nel vecchio sono 46. L’attuale stabilimento ha 17.000 metri quadrati di superfici coperte: in un primo momento si pensava di ampliarlo, ma alla fine si è concluso che sarebbe stato più oneroso che realizzarlo ex novo, soprattutto perché occorreva costruire mantenendo la regolare l’attività aziendale. Invece la soluzione adottata permette di lavorare nel vecchio finché il nuovo stabilimento non sarà finito. Il costo dell’area di 16 ettari è di circa 5,5 milioni. L’edificio porterà a risparmi energetici nell’ordine del 25%, in proporzione, rispetto all’impianto attuale.
Cinque gli appalti finora affidati, «al massimo ribasso, non abbiamo fatto sconti a nessuno, c’è stata gara vera» assicura Perenzoni. Quello per i lavori edili all’Ati Covi-Perenzoni (Val di Non); quello elettrico alla Elettrica srl di Mollaro; quello termoidraulico alla Holländer idrotermica di Levico; lattonerie e rivestimenti all’Eurocoperture + Pasquazzo & Perozzo (Levico); la coibentazione alla Isocold di Lavis. Manca solo la sesta busta da aprire, per i lavori di refrigerazione. «Il nostro coordinamento, con lo studio Margoni, è più impegnativo rispetto a una soluzione chiavi in mano — prosegue il dirigente tecnico —, ma così abbiamo privilegiato la specializzazione dei singoli nelle diverse aree, il lavoro di qualità e pure il risparmio». Lo sconto medio è del 25% rispetto alla base d’asta.
Alla fiera Fruit Logistica di Berlino (6-8 febbraio) il trend del momento era rappresentato da melograno, mirtillo e lamponi. «Il competitor di Sant’Orsola è il mondo — chiude Bortolini — Se aspettiamo siamo già in ritardo».