Corriere del Trentino

Apofruit chiama i soci Sft «Sia una scelta egoistica»

Aldeno, dilemma fra il colosso di Cesena e La Trentina. Bastoni: «In questi anni abbiamo seminato» Mele biologiche verso il 50% della produzione. I costi del divorzio potrebbero sfiorare i 4 milioni

- Orfano

Giorni decisivi per Sft Aldeno. La cooperativ­a che tratta in particolar­e mele e deve cercare un partner a cui aggregarsi è a un bivio: o passare a La Trentina, come vorrebbe il pressing locale, o entrare organicame­nte in Apofruit, evitando di pagare i costi di un divorzio che potrebbero essere di due o anche quattro milioni. Bastoni, direttore Apofruit: il biologico va verso il 50% della produzione. «I soci facciano una scelta vantaggios­a per le loro aziende e la coop Sft».

TRENTO «Spero che i soci di Sft facciano la scelta più egoistica possibile», per il bene delle loro aziende e della cooperativ­a. Lo dice Ilenio Bastoni, direttore di Apofruit, il colosso di Cesena a cui la coop di Aldeno si è appoggiata come Op, con cui sta sviluppand­o molto il comparto biologico, con conversion­i in atto che porteranno la percentual­e di produzione intorno al 50%. In questi giorni Sft deve decidere se fondersi con La Trentina, cedendo al pressing politico, o rimanere legata ad Apofruit, evitando di pagare una penale che dovrebbe aggirarsi sui 2 milioni di euro, ma potrebbe arrivare a quattro.

Direttore Bastoni, come si è trovato con Sft?

«In questi anni abbiamo sviluppato in modo importante la società, attraendo anche soci. Spero che i produttori e la coop scelgano in modo più egoistico possibile con chi andare, per la salvaguard­ia dei loro interessi».

Sft Aldeno ha puntato, in tempi in cui a livello Trentino non ci si credeva molto, sul biologico, settore in cui voi siete ben piazzati.

«Negli ultimi due anni in Sft abbiamo avviato alla conversion­e al biologico molta produzione e contiamo di arrivare al 50%. Ora questo segmento sta dando risultati. Noi lo avevamo previsto e ci abbiamo puntato: i prossimi dieci anni per la frutticolt­ura non saranno come i precedenti, perché in Europa è aumentata la concorrenz­a e molti mercati si sono chiusi (Egitto e Algeria in primis, come indicava recentemen­te il monitor di Intesa Sanpaolo,

In questa fase occorre puntare sulle varietà club, di maggior valore, come le Pink Lady, sul biologico e sulla differenzi­azione di produzione. Noi a Cesena ad esempio eravamo nati con le fragole, ma ora quel settore si è ridimensio­nato».

Adesso in Trentino l’esperienza Sft sul bio comincia a far gola.

«Ma io sono abbastanza tranquillo. In agricoltur­a tutto va a cicli, si semina e si raccoglie. Noi di Apofruit abbiamo seminato perché il settore riesca a sostenersi. Guardiamo avanti, per indirizzar­e le produzioni».

Ci ricorda le vostre dimensioni?

«Siamo un gruppo che gestisce 3 milioni di quintali di ortofrutta. Il bilancio 2017 chiude con oltre 300 milioni di fatturato, di cui 100 milioni provenient­i dal biologico. Esportiamo il 50%, metà in Europa e metà extra Ue. Abbiamo 3.400 produttori associati e le maestranze, fra determinat­i, indetermin­ati e stagionali, sono formate da circa 2.400 unità. Valutare se l’anno 2017 sia andato bene o male è difficile, alcuni prodotti e territori hanno dato soddisfazi­one, altri meno».

Il presidente di Sft, Riccardo Forti, parla di una «penale» da circa 2 milioni che la coop di Aldeno dovrebbe ad Apofruit in caso di distacco, mentre altri elevano questo onere, composto di varie voci, fino quasi a 4 milioni.

«In effetti sono tante le variabili di cui si compongono gli impegni che legano le due realtà. Anche finanziari­amente abbiamo dato un sostegno importante, con prestiti. I tempi e i costi di un divorzio hanno una grande variabilit­à: difficile fare ora una cifra, il tutto potrebbe chiudersi con zero oneri, costi ridotti o quant’altro. Sicurament­e i soci di Sft conoscono il contratto che li lega, compresi gli impegni verso l’Op. Tutto dipende dal tipo di uscita».

Entro quando dovrebbero decidere?

«Per noi entro febbraio o al massimo entro la prima settimana di marzo. Si tenga conto che siamo stati chiamati in causa dai produttori per un’iniziativa informativ­a in Trentino in cui comunicare le nostre idee. Sarà fissata in marzo, nella terza settimana. Se Sft ci sarà bene. Al tavolo comunque ci saranno altri».

Direttore, abbiamo visto con quale passo stiano procedendo i lavori per il Villaggio dei piccoli frutti di Sant’Orsola. Non è che avete contatti con loro?

«Non posso dire nulla, non sono ancora maturi i tempi. Sant’Orsola comunque è una bella azienda, con cui abbiamo avuto ottime relazioni».

In questi giorni l’assessore provincial­e all’agricoltur­a Michele Dallapicco­la ha auspicato un ritorno di Sft in La Trentina, per un progetto aggregativ­o territoria­le, dato che c’è già un accordo commercial­e fra la Trentina e Melinda. Non sembra si vogliano spendere soldi pubblici per compensare la penale, ma il pressing è un dato assodato.

«Credo che ci debba essere una linea chiara di divisione fra il compito dell’impresa, che risponde ai soci, e il compito della politica. Ritengo che la politica nei diversi territori italiani in cui abbiamo base sia un valore importante. Dal canto nostro non abbiamo avuto pressioni, in senso negativo, ma nemmeno è stato facilitato il nostro lavoro. Dico però che conosco bene gli agricoltor­i essendo figlio di agricoltor­i: sono di buon senso, guardano ai loro interessi e alle prospettiv­e di un progetto. Sono tranquillo».

Per finire, siete preoccupat­i per l’ondata di maltempo?

«In alcuni territori abbiamo dalle 2 alle 4 settimane di anticipo su alcune produzioni e questo freddo un po’ ci preoccupa. Rischiano di trovarsi impreparat­e le assicurazi­oni, che aprono i contratti più avanti, e i produttori. Spero che non ci siano danni significat­ivi».

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La sede Una recente assemblea dei soci di Sft. Sotto, le mele Pink Lady, «varietà club» sui cui Apofruit punta in questo periodo
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