Corriere del Trentino

Coldiretti, un ministero per il cibo

Coldiretti, cinque richieste ai candidati: dal ministero del cibo a leggi contro i reati agroalimen­tari

- di S. Voltolini

TRENTO Cinque punti «semplici, incisivi e a costo zero per lo Stato»: dal ministero del cibo alla cancellazi­one del segreto sulle importazio­ni, al fine di tutelare l’agroalimen­tare italiano. Coldiretti lancia anche in Trentino il manifesto politico nazionale al quale hanno aderito finora 23 candidati locali di tutti gli schieramen­ti. «Vedremo fra 200 giorni quali saranno i risultati» afferma il presidente provincial­e Gabriele Calliari, che in tema di origine del grano critica le affermazio­ni di Riccardo Felicetti, titolare dell ’ omo n imo pastificio fiemmese.

«Il mondo agricolo non ha paura della globalizza­zione, ma la competizio­ne deve essere secondo le regole e a pari condizioni» afferma Calliari che guida in Trentino l’associazio­ne forte di 9.000 soci, il 70% dei contadini della provincia. Firmando i candidati alle politiche del 4 marzo si sono impegnati su cinque interventi« semplici, a benefici odi produttori e consumator­i ». Etichettat­ura obbligator­ia dell’origine degli alimenti, istituzion­e del «ministero del cibo», mutando nome al dicastero delle politiche agricole e forestali, «semplifica­zione burocratic­a per le imprese agricole» e ancora la rimozione del «segreto sulle importazio­ni» di alimenti, per contrastar­e «le speculazio­ni che spesso vi sono associate», e la legge «sui reati agroalimen­tari»: «Le multe per chi dichiara il falso sono risibili, un mero costo di produzione in più per le grandi industrie» aggiunge il presidente.

Al manifesto hanno aderito i candidati alle politiche del 4 marzo di centrosini­stra (Pd, Patt, Civica popolare, Upt), centrodest­ra (Forza Italia, Lega), 5 stelle, Popolo della famiglia, Liberi e Uguali, Partito Valore umano, CasaPound.

Calliari polemizza con Felicetti, presidente dei pastai di Aidepi (Associazio­ne delle industrie del dolce e della pasta italiane), in relazione all’obbligo di dichiarare l’origine del grano utilizzato. «Lui sostiene che per un prodotto di qualità sono importanti l’acqua e il saper fare. Posto che la manualità dei pastai italiani e la purezza dell’acqua, quella nel suo caso della val di Fiemme, non sono affatto in discussion­e, sentir dire che l’origine del grano è ininfluent­e mi lascia un po’ di pesantezza» afferma tagliente il presidente di Coldiretti.

Riguardo alle mele, insieme all’uva la produzione di punta del Trentino Alto Adige, auspica infine la creazione «di un polo regionale dei produttori, anche con la Valtellina» per fare massa critica sui mercati. Un riferiment­o anche alle realtà «della Vallagarin­a» (Sft con tutta probabilit­à, uscita da La Trentina) che invece «guardano a sud».

La polemica «Rammarica sentir dire a Felicetti che l’origine del grano che usa per la pasta è ininfluent­e»

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Agricoltor­i Il presidente di Coldiretti Gabriele Calliari insieme al suo vice Luigi Stefani (Foto Nardelli-Rensi)

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