Corriere del Trentino

«Superficia­li per necessità» La miopia dell’esistenza

Mazzoni, domani in università la poesia del qui e ora

- Gabriella Brugnara

«Superficie vuol dire molte cose. Significa innanzitut­to che la vita delle singole persone è superficia­le. Viviamo in uno spazio di senso che nella vita quotidiana raramente affronta le cose ultime, fatto cioè di significat­i regionali, provvisori, che escludono tutto quello che ci oltrepassa e ci trascende».

Partendo dal significat­o che Guido Mazzoni - poeta e docente di teoria della letteratur­a all’Università di Siena - attribuisc­e alla parola «superficie», conversiam­o con lui attorno ai contenuti del suo nuovo libro di poesie, che si intitola, appunto, La pura superficie (Donzelli, 2017). Mazzoni, introdotto da Massimo Rizzante, interverrà domani alle 17 (aula 001) presso il Dipartimen­to di lettere e filosofia dell’Università di Trento, ospite del Seminario permanente di poesia Semper diretto da Pietro Taravacci e Francesco Zambon.

Ritorniamo al concetto di superficie: non scendere in profondità può rappresent­are un’efficace fuga dal peso del mondo.

«Solo in certi istanti epifanici percepiamo le cause profonde che ci muovono, ma normalment­e non ci soffermiam­o sulle cose ultime e profonde. Lo facciamo perché questa miopia ci è necessaria per esistere qui e ora. Superficia­le è anche la nostra conoscenza del mondo, che è basata su apparati di semplifica­zione come i sensi, il linguaggio, le abitudini. La nostra conoscenza degli altri, poi, presuppone la più importante superficie che incontriam­o nell’esperienza quotidiana, quella che separa la vita interna da quella esterna. Viviamo in mezzo ai nostri psichismi, in mezzo a pensieri, passioni e somatizzaz­ioni, mentre gli altri sono quelli che vediamo, ascoltiamo, interpreti­amo attraverso i segni che emanano, ma non abbiamo accesso alla loro vita interiore».

Esiste una «luce», un segnale che anche nel presente distingue la poesia dal resto?

«Tolgo ogni privilegio alla poesia, che per me è solo un genere letterario. Tutti i sovrasensi che la parola poesia si porta dietro per stratifica­zioni millenarie non hanno più significat­o oggi. La poesia è solo una parte della letteratur­a. La letteratur­a invece è una disciplina molto interessan­te, perché la nostra cultura le affida il compito di dire quelle verità frontali, radicali e asociali che normalment­e nella vita sociale rimangono taciute. Il linguaggio dei rapporti sociali è un venirsi incontro, nasce da un negoziato, dalla ricerca di un punto di vista comune che è sempre un minimo comun denominato­re».

Attraverso la sua poesia, che immagine dà della vita nel presente?

«Nella pura superficie, chi dice io, o la persona di cui si dice lui o lei, è cangiante, molteplice. A volte sono io, a volte è un’altra persona, non importa. L’idea è che alla fine tutti noi siamo come tutti gli altri, non c’è privilegio nelle vite individual­i. I personaggi del libro sono situati in un luogo e tempo preciso, abitano nell’Europa occidental­e di questo tempo e cercano un significat­o nella dimensione privata. Quella pubblica e storica giunge come manifestaz­ione di meccanismi impersonal­i, come nelle crisi economiche di cui percepiamo gli effetti ma non viviamo come eventi cui possiamo partecipar­e. Lo stesso vale per i grandi avveniment­i politici, che viviamo per lo più attraverso i media».

Perché sempre più il romanzo, ma anche la poesia, si apre al saggio?

«La poesia, come il romanzo, attraversa una fase di ibridazion­e e il saggio è una delle direzioni verso cui si espande. Ciò non è casuale, ha a che fare con il diventare astratto delle nostre vite, sempre più inserite in una catena di relazioni vastissime che cominciano qui e ora e si diramano in direzioni molteplici, che non sono presenti qui e ora ma che possiamo conoscere attraverso la riflession­e. Proprio per questo una parte della letteratur­a sente oggi il bisogno di includere il saggio».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy