Voglia di pace
I fatti che ci vengono proposti da giornali e televisione sulla guerra in Siria dovrebbero scombussolare le coscienze dell’opinione pubblica. Invece con commiserazione e una certa rassegnazione e abitudine ai fatti di sangue assistiamo impassibili invocando che ci sia un qualche «salvatore» a porre fine a tale massacro. Tregue a tavolino non rispettate, prese di posizione di qualche politico, rincorsa agli aiuti umanitari, tanto per ben figurare, interventi esemplari di volontari e associazioni, ma poco spazio a quel pacifismo che ai tempi della guerra in Vietnam contaminava milioni di persone. Il tutto per affermare come la classe politica, almeno quella italiana, non ci abbia prospettato significative azioni sul modo di superare simili conflitti che coinvolgono milioni di persone. Nessun cenno al fatto che noi italiani siamo tra i produttori di armi, munizioni e bombe di vario tipo che esportano proprio in quei Paesi massacrati dalla guerra; anzi vediamo proporre soluzioni economiche per finanziare, quindi rafforzare, la nostra forza militare. Siamo alla follia e per fortuna che alla guida del ministero della Difesa (come in Francia e Germania)c’è una donna che dovrebbe portare quelle sensibilità e attenzioni proprie delle donne per migliorare o incidere su temi come quello, appunto, della pace. Leggendo poi i giornali a proposito dell’ultimo fatto di sangue nel liceo di Parkland, il giorno di S Valentino, trovo un’altra donna, Dana Loesch, additata come la portavoce della National Rifle Association: associazione dei produttori, venditori e possessori di armi con cinque milioni di iscritti. Loesch, all’indomani della strage di studenti, attribuiva la colpa alla Fbi per non essere riuscita a fermare il « mostro». Non si è posta il problema che forse non dovrebbero essere vendute le armi come fossero ortaggi al supermercato. Tornando alla politica italiana, forse perché interessato, ho appurato un interessante richiamo alla pace nel programma di «Insieme», formazione che si presenta in coalizione con il Pd e di cui fanno parte Verdi, Socialisti e AreaCivica. I punti fermi sono: contenere le spese militari, congelare l’acquisizione dei famosi F35, rispettare le regole e le norme internazionali sulle limitazioni all’export bellico e puntare alla riconversione ecologica di industrie belliche in civili. Un segno chiaro per chi desidera condividere e sostenere delle vere e durature politiche di pace. Aldo Pompermaier, TRENTO