Adriana Cavarero «Il femminile tra mythos e logos»
«Le rappresentazioni del femminile non sono univoche, e già nel mito ne individuiamo gli stereotipi principali: la donna sottomessa, quella domestica, oppure quella che risponde al desiderio sessuale maschile, pensiamo ad esempio alle sirene. Il mito porta dunque traccia di immagini misogine del femminile ma anche di altre positive o, per lo meno, passibili di una riconfigurazione positiva». Così Adriana Cavarero, docente di filosofia all’Università di Verona, anticipa l’argomento che approfondirà nell’incontro Il femminile tra mythos e
logos. Autrice di numerosi saggi, diversi dedicati al tema del femminile, Cavarero è una studiosa di Hannah Arend, e come la filosofa tedesca segue il filo conduttore che fa della nascita e non della morte l’elemento fondativo della filosofia, e della politica. L’appuntamento, organizzato dall’Università di Trento nell’ambito del Seminario metodologico studi di genere si svolgerà oggi alle 17 al Dipartimento di lettere di via Gar. Con Cavarero interverranno Giovanna Covi, Fulvia de Luise e Olivia Guaraldo dell’Università di Trento. «Il mito è il risultato di una lunga selezione di racconti orali e, per come lo conosciamo soprattutto attraverso Omero, Sofocle, Platone, è polistra tificato, genericamente ambiguo se non contradditorio, e anche in questo risiede il suo interesse». Propone, ad esempio, la rappresentazione eccezionale di una donna come Antigone, alla cui figura si è molto ispirato anche il movimento femminista. Una donna autonoma, in grado di contrapporsi al potere di Creonte, capace di un pensiero e di un’azione libera. Nello stesso mito, però, troviamo anche la sorella Ismene che incarna la donna addomesticata votata all’obbedienza. «Il logos invece, così come lo intende la filosofia, razionalizza l’ordine simbolico patriarcale e colloca il femminile in posizione servile. Lo attesta bene la Politica di Aristotele, che colloca l’adulto maschio nell’ambito della politica e le donne in posizione subordinata in ambito domestico. Platone, invece, creatore di miti, è ancora preso in un immaginario che non può smettere di fare i conti con la potenza materna e l’effetto perturbante del femminile».