Diritti, lavoro, salute: il nostro Green New Deal
su istruzione e formazione, sulla cultura, sui diritti. Pensiamo che ci si debba impegnare molto di più di quanto fatto sinora per un’occupazione stabile, qualificata, che valorizzi le tante competenze presenti tra i giovani nel nostro paese. Il «Jobs Act» va rivisto e migliorato. Troppe industrie finanziate da denaro pubblico delocalizzano e lasciano sul terreno operai, famiglie, indotto, senza colpo ferire. Va posto un argine a questo scempio. Un’Europa che abbia le medesime regole, retributive, fiscali, sindacali e dei diritti dei lavoratori diventa perciò una necessità impellente. Noi parliamo di un Green New Deal, e di conversione ecologica: per far andare a braccetto economia, salute e lotta alla povertà e creare nuova occupazione nella riqualificazione energetica e nella messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Parliamo di energie rinnovabili per arrivare all’obiettivo europeo entro il 2040 senza i combustibili fossili che inquinano in modo pesantissimo. Parliamo di mobilità sostenibile, per decongestionare le città. Ci batteremo per la pace e il disarmo, meno spese militari e più politiche sociali. Per una scuola che non sia classista e che non ponga il fatto di non avere disabili o figli di migranti inseriti, come elemento di qualità. Come avvenuto in alcuni licei. Per una università il cui accesso sia libero e facilitato da tasse che possono essere ulteriormente ridefinite ampliando la platea degli aventi diritto.
Ora, il problema non è certo che io o Insieme «ce la facciamo». Il problema è il governo di un Paese all’insegna della competenza, dell’onestà, di un’idea di futuro. Se quel «signore« così aggressivo si fosse fermato a parlare un po’ con me, avrebbe forse capito che per qualcuno, ancora, la politica è una cosa bella, una passione, un impegno quotidiano lungo una vita. Per rendere questo mondo un po’ più giusto, per conservarne la bellezza, per restituirlo alle nuove generazioni almeno come lo abbiamo trovato.