L’INTEGRITÀ DELLA RICERCA
Ricorre in questi giorni il ventennale di uno dei falsi scientifici più noti: l’esistenza di una correlazione tra i vaccini e l’autismo. Un chirurgo britannico sosteneva di aver condotto uno studio su dodici bambini sottoposti a vaccinazione trivalente (morbillo, parotite e rosolia) e di aver riscontrato in otto di essi i segni dello spettro autistico. Nella comunità scientifica i dubbi affiorarono quasi immediatamente. Poi alcune inchieste dimostrarono l’interesse di quel chirurgo a screditare la vaccinazione trivalente in quanto egli stesso aveva depositato il brevetto per un vaccino monodose contro il solo morbillo. In più risultò che aveva collaborato con un avvocato pronto a intentare azioni legali nei confronti delle aziende produttrici di vaccini.
Perché ricordare oggi una simile storia? Perché il chirurgo sostenne la sua tesi in un articolo (firmato insieme a molti altri autori) apparso sulla prestigiosa rivista scientifica «The Lancet» il 28 febbraio 1998. E solo nel 2010, ovvero più di 12 anni dopo, la direzione della rivista lo ha ritirato bollandolo come scorretto. Ancora oggi è possibile trovare lo scritto incriminato con impressa la scritta «retracted» (si veda l’indirizzo https://goo.gl/A1gBWv.)
Le responsabilità maggiori di un saggio che ha dato fiato ad alcune posizioni antiscientiste vanno addebitate alla rivista che non ha esercitato uno scrupoloso lavoro di controllo e che con molto ritardo ha denunciato l’inattendibilità dello studio (forse per non compromettere la propria credibilità).
Il mondo della ricerca muove oggi capitali ingenti che vengono investiti con la speranza di avere un ritorno economico. C’è chi è animato esclusivamente dall’interesse per la conoscenza e dal desiderio di migliorare la vita delle persone. Ma c’è anche chi, per fare carriera, fabbrica dati falsi, e chi spera di trasformarsi in «Re Mida» guadagnando soldi sui brevetti. Qualcuno ha pure registrato a proprio nome i risultati di ricerche condotte sulla base di contributi della collettività. Nel nostro territorio esistono numerose istituzioni di ricerca generosamente finanziate dal potere pubblico. Ragione in più per porre attenzione al tema dell’integrità della ricerca: esso ricomprende tutti gli aspetti appena visti, coinvolge molti soggetti (ricercatori, valutatori, finanziatori, editori e altri ancora) e non può risolversi semplicemente insegnando a costoro un po’ di «etica».