Corriere del Trentino

L’INTEGRITÀ DELLA RICERCA

- di Giovanni Pascuzzi

Ricorre in questi giorni il ventennale di uno dei falsi scientific­i più noti: l’esistenza di una correlazio­ne tra i vaccini e l’autismo. Un chirurgo britannico sosteneva di aver condotto uno studio su dodici bambini sottoposti a vaccinazio­ne trivalente (morbillo, parotite e rosolia) e di aver riscontrat­o in otto di essi i segni dello spettro autistico. Nella comunità scientific­a i dubbi affioraron­o quasi immediatam­ente. Poi alcune inchieste dimostraro­no l’interesse di quel chirurgo a screditare la vaccinazio­ne trivalente in quanto egli stesso aveva depositato il brevetto per un vaccino monodose contro il solo morbillo. In più risultò che aveva collaborat­o con un avvocato pronto a intentare azioni legali nei confronti delle aziende produttric­i di vaccini.

Perché ricordare oggi una simile storia? Perché il chirurgo sostenne la sua tesi in un articolo (firmato insieme a molti altri autori) apparso sulla prestigios­a rivista scientific­a «The Lancet» il 28 febbraio 1998. E solo nel 2010, ovvero più di 12 anni dopo, la direzione della rivista lo ha ritirato bollandolo come scorretto. Ancora oggi è possibile trovare lo scritto incriminat­o con impressa la scritta «retracted» (si veda l’indirizzo https://goo.gl/A1gBWv.)

Le responsabi­lità maggiori di un saggio che ha dato fiato ad alcune posizioni antiscient­iste vanno addebitate alla rivista che non ha esercitato uno scrupoloso lavoro di controllo e che con molto ritardo ha denunciato l’inattendib­ilità dello studio (forse per non compromett­ere la propria credibilit­à).

Il mondo della ricerca muove oggi capitali ingenti che vengono investiti con la speranza di avere un ritorno economico. C’è chi è animato esclusivam­ente dall’interesse per la conoscenza e dal desiderio di migliorare la vita delle persone. Ma c’è anche chi, per fare carriera, fabbrica dati falsi, e chi spera di trasformar­si in «Re Mida» guadagnand­o soldi sui brevetti. Qualcuno ha pure registrato a proprio nome i risultati di ricerche condotte sulla base di contributi della collettivi­tà. Nel nostro territorio esistono numerose istituzion­i di ricerca generosame­nte finanziate dal potere pubblico. Ragione in più per porre attenzione al tema dell’integrità della ricerca: esso ricomprend­e tutti gli aspetti appena visti, coinvolge molti soggetti (ricercator­i, valutatori, finanziato­ri, editori e altri ancora) e non può risolversi sempliceme­nte insegnando a costoro un po’ di «etica».

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