Biotestamento, otto richieste «Cittadini poco informati»
Manca il raccordo Comuni-Azienda sanitaria. Bordon: normare
In un mese il numero di residenti maggiorenni che hanno depositato il proprio testamento biologico è arrivato ad otto. «Ma i cittadini sono poco informati» lamenta l’assessora comunale Chiara Maule.
Il primo a presentarsi TRENTO all’ufficio anagrafe del Comune di Trento il 31 gennaio, giorno dell’entrata in vigore della legge sul biotestamento, fu l’avvocato Alexander Schuster. A mano portava le sue disposizioni anticipate di trattamento (Dat), firmate, come previsto dalla norma. In un mese, il numero di residenti maggiorenni che hanno depositato il proprio testamento biologico in piazza Fiera è arrivato ad otto. «Ma i cittadini sono poco informati sul contenuto che deve essere inserito in un atto così delicato e su ciò che comporta la sua consegna soltanto nei nostri uffici», lamenta l’assessora comunale Chiara Maule. «Per una migliore applicazione della legge manca ancora un tassello». Lo spazio da riempire, secondo l’assessora, è tra lo stato civile e le strutture sanitarie, attraverso la creazione di «una rete tra il Comune e l’Azienda sanitaria, in modo che le disposizioni anticipate di trattamento siano fruibili nei registri di entrambe le strutture, in caso di necessità».
L’Apss, oggi, consente soltanto ai pazienti già in cura di depositare le Dat presso le proprie strutture. «Non raccogliamo ancora il biotestamento di cittadini sani — spiega il direttore dell’Apss Paolo Bordon — anche se trasferire queste informazioni dal Comune all’Apss sarebbe importante. È una cosa che va prima normata dal sistema provinciale». Allo stato attuale, se un cittadino sano che aveva consegnato agli uffici del Comune di Trento le Dat dovesse da un giorno all’altro non essere più in grado di autodeterminarsi, i medici potrebbero non venire a conoscenza dell’esistenza del suo biotestamento. Perché, per espressa indicazione del Ministero dell’Interno e di quello della Salute, «l’ufficio dello stato civile può soltanto ordinare e catalogare le disposizioni che gli vengono consegnate — chiarisce il dirigente dei servizi demografici Fabrizio Paternoster — Non può condividerle». L’unico nesso tra il Comune e l’Apss, in questa fase, è la figura del fiduciario, ovvero colui che acconsente a sottoscrivere le Dat del disponente, assumendo quindi il ruolo di «portavoce» del testamento biologico depositato. «Ora ci vorrebbe l’adozione del fascicolo sanitario elettronico o di altre modalità informatiche della gestione di ciascun iscritto al sistema sanitario, in modo che le disposizioni del residente non in cura siano recapitate tanto agli uffici anagrafe quanto presso le strutture sanitarie», sostiene l’assessora comunale. I tempi, però, come spiega l’assessore provinciale alla sanità Luca Zeni, sono cadenzati a livello nazionale. «La legge nazionale prevede l’introduzione di un registro univoco e uniforme per catalogare le Dat dei cittadini sani. Una volta che sarà ripartita l’attività del parlamento, aspettiamo il decreto attuativo nazionale al quale adeguarci a livello provinciale con un unico registro».
Un’ultima criticità riguarda i contenuti scritti nelle Dat, «sui quali gli uffici comunali, per indicazione ministeriale, non possono dare informazioni o aiuti — conclude Chiara Maule — Sarebbe utile guidare i residenti e formulare chiarificazioni in merito sia alle terminologie sia ai temi da toccare nel redigere il biotestamento».
L’ufficio civile può solo ordinare e catalogare le disposizioni che vengono consegnate Maule Ci vorrebbe l’adozione del fascicolo sanitario elettronico o di altre modalità informatiche per condividere