Corriere del Trentino

Statuto Laborfonds, Vigilanza critica

Fondi territoria­li, Covip ha sospeso il testo. Forno: «Una situazione delicata»

- Enrico Orfano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Cresce la tensione sul tema dei fondi pensione complement­are regionali. La norma che li mette al sicuro, inserita nella legge di Bilancio dal gruppo delle Autonomie, deve essere recepita nello statuto di Laborfonds. Statuto che la Vigilanza, Covip, ha sospeso. Una «situazione delicata», ammette la direttrice Forno. Confindust­ria e sindacati nazionali vedono come un’invasione di campo la norma nazionale. Sullo sfondo tensioni che partono dal Veneto.

TRENTO L’accordo nazionale fra Confindust­ria e sindacati confederal­i effettivam­ente sta mettendo in difficoltà Laborfonds. La legge di Bilancio che tutela il fondo regionale è stata recepita dallo statuto del Fondo, statuto che doveva entrare in vigore ieri, ma la Covip (organismo di vigilanza) l’ha «sospeso», spiega la direttrice Ivonne Forno. Si tratta di un braccio di ferro che riguarda in primis il fondo territoria­le «Solidariet­à Veneto», ma la battaglia sta avendo effetti anche su Laborfonds.

Il direttore Forno spiega: «Tutto parte dal comma 171 della legge di Bilancio, che ha parificato i fondi territoria­li ai fondi nazionali». I lavoratori possono destinare il loro Tfr a un fondo nazionale o territoria­le. Inoltre, alcuni contratti di lavoro nazionali prevedono contributi aggiuntivi. L’emendament­o fatto passare dal senatore Patt Franco Panizza aveva fatto parificato i fondi territoria­li — Laborfonds, il fondo veneto «Solidariet­à Veneto» e quello della Valle d’Aosta «Fopadiva» — a quelli nazionali. Altrimenti in regione capitava questo: un lavoratore aderente a Laborfonds si trovava i contributi aggiuntivi versati in un fondo nazionale, essendo il regionale «discrimina­to». Per ora si tratta di pochi euro all’anno: il problema è la duplicazio­ne di costi amministra­tivi. In prospettiv­a però i soldi che possono venire a mancare possono essere parecchi. Per questo il comma 171 in legge di Bilancio è stato giudicato «un risultato particolar­mente importante» dal gruppo per le Autonomie, in primis dal presidente Karl Zeller. «Senza la norma — affermava Panizza — a lungo andare potrebbe venir meno la solidità della contribuzi­one a Laborfonds, con ripercussi­oni negative per le due province».

«Questa norma è stata giudicata un’invasione di campo rispetto ai temi che solitament­e sono pertinenza di datori di lavoro e sindacati — afferma Forno —. L’intervento del legislator­e non è piaciuto». Il malcontent­o è stato esplicitat­o dal documento Confindust­ria-sindacati che sarà ratificato il 9 marzo: «La contribuzi­one alla previdenza complement­are è un tema da contratto nazionale, fra datori di lavoro e sindacati. È grave mettere in discussion­e questo principio».

Non basta. «Laborfonds, per recepire quanto contenuto nel comma 171, deve adeguare lo statuto — prosegue la direttrice —. A fine gennaio in cda ha deliberato, prevedendo l’entrata in vigore in differita al primo marzo, per avere un mese di tempo necessario ad adeguarsi. Ieri (mercoledì 28, la Covip ci ha comunicato la necessità di tenere in sospeso il nuovo statuto, in attesa di loro istruzioni operative. È una partita delicata, spero che presto ci sia un chiariment­o e credo che occorra per noi una salvaguard­ia di legge».

Covip si trova da una parte a dover dare attuazione a una norma nazionale, già in Gazzetta, dall’altra avverte il pressing datoriale e sindacale nazionale, che potrebbe spostare l’interpreta­zione della norma tanto da vanificare la «protezione» per Laborfonds.

Fra i motivi all’origine di questa tensione c’è il fatto che la norma, quando un lavoratore non metta il Tfr in un fondo, pone il contributo aggiuntivo sul fondo territoria­le. «Tale versamento è effettuato nei confronti dei fondi pensione negoziali territoria­li di riferiment­o, ove esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge, anche in caso di lavoratori che non abbiano destinato il proprio trattament­o di fine rapporto alla previdenza complement­are» dice il comma 171 della legge di Bilancio. In questo modo i fondi nazionali si sono sentiti defraudati. Si tenga conto che Laborfonds ha una grande adesione, mentre «Solidariet­à Veneto» è a un livello più basso. Laborfonds è espression­e di datori di lavoro più Cgil, Cisl e Uil, mentre del Fondo veneto la Cgil locale non fa parte. A quanto pare, i sindacati nazionali a questo punto hanno più interesse a difendere i fondi nazionali, meno i fondi territoria­li. La norma generale, non facendo distinzion­i, mette Trentino Alto Adige, Veneto e Val d’Aosta nello stesso calderone. Per questo il segretario Cgil Trento, Franco Ianeselli, auspicava almeno una salvaguard­ia puntuale per Laborfonds.

Nel 2017 il patrimonio complessiv­o del Fondo Laborfonds si avvicina ai 2,575 miliardi di euro, con di 117.386 aderenti, 1.400 in più rispetto alla fine del 2016. Tutte le Linee hanno superato, in termini di rendimenti, quelli dei rispettivi parametri di riferiment­o.

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Direttrice Ivonne Forno alla guida di Laborfonds

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