Corriere del Trentino

Klapfer assolto, causa per ingiusta detenzione

Il secondo grado prosciogli­e l’imprendito­re. I legali: «Ora lo Stato risarcisca i danni»

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BOLZANO La prima sezione penale della Corte d’Appello di Venezia ha assolto l’imprendito­re altoatesin­o Martin Klapfer e la società Seeste Bau Veneto, Srl controllat­a dalla bolzanina Seeste Bau Srl, dal reato di corruzione, confermand­o così la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Verona. Termina così l’incubo giudiziari­o dell’imprendito­re iniziato il 23 ottobre 2013, quando Klapfer fu arrestato dalla Guardia di Finanza nell’ambito di una maxi operazione avviata dalla Procura di Verona nei confronti dell’ex vicesindac­o di Verona, Vito Giacino, della moglie Alessandra Lodi e dei vertici Agec, municipali­zzata che gestisce il patrimonio immobiliar­e del Comune di Verona. Klapfer e la sua società veneta furono accusati di corruzione nei confronti dell’ex direttore di Agec Sandro Tartaglia in relazione alla lottizzazi­one del Fondo Frugose, terreno appartenen­te al Comune di Verona. L’accusa sosteneva che Klapfer avesse ottenuto l’approvazio­ne di una variante tecnologic­a sugli immobili oggetto di gara in cambio di uno sconto di circa 100.000 euro sulla vendita di un immobile a Millan di Bressanone. La variante avrebbe consentito alla Seeste Bau Veneto risparmiar­e 2 milioni sulla realizzazi­one del progetto. Già in primo grado il Tribunale di Verona aveva assolto l’imprendito­re osservando la legittimit­à della variante. Il pm Gennaro Ottaviano era però ricorso in appello chiedendo sette anni di reclusione per il reato di corruzione per Martin Klapfer, Seeste Bau Veneto e Sandro Tartaglia. La Corte d’appello di Venezia ha disposto una consulenza tecnica, che ha evidenziat­o come lo sconto applicato da Klapfer a Tartaglia ammontava a poche migliaia di euro e comunque rientrava nelle normali logiche di mercato. «L’imprendito­re ha subito 45 giorni di custodia cautelare in carcere e oltre sei mesi di custodia domiciliar­e, oltre a misure interditti­ve che ne hanno compromess­o l’attività profession­ale. Un periodo durissimo che ha messo a dura prova l’equilibrio personale dell’imprendito­re e della sua famiglia» ricordano i suoi avvocati Fabrizio Francia e Carlo Bertacchi. «La sentenza apre le porte al procedimen­to di riparazion­e per ingiusta detenzione, attraverso il quale l’imprendito­re dovrebbe conseguire un’indennità che, seppur in minima parte, costringer­à lo Stato a risarcire i danni subiti in ragione del procedimen­to» preannunci­ano i legali.

Il reato L’accusa era di aver corrotto un tecnico pubblico

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Innocente Martin Klapfer

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