L’universo femminile bon-ton e «acidulo» delle Sorelle Materassi conquista il Sociale
Un piccolo mondo di donne dove regnano le buone maniere delle persone civili, ma popolato da rimorsi e rimpianti che avvelenano l’anima. Così Sorelle Materassi, romanzo capolavoro del toscano Aldo Palazzeschi, racconta di un universo ormai scomparso nelle sue manifestazioni esteriori, ma in grado di parlare ancora oggi la lingua dei sentimenti e della dipendenza emotiva generata dal troppo amore.Lo spettacolo, in scena al Teatro Sociale di Trento fino a domani, vede in scena Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati nei ruoli del titolo per la nuova rielaborazione di Ugo Chiti e la regia di Geppy Gleijeses. La vicenda, ambientata ai primi del ‘900 nei dintorni di Firenze, descrive la parabola dell’esistenza di due sorelle di mezza età che riaccolgono in casa la sorella più giovane, sposata e poi abbandonata, e il nipote, figlio di una quarta sorella morta, che dilapiderà la piccola fortuna delle zie in virtù di uno spudorato fascino. Un mondo ironico e tragico al tempo stesso, lontano dalle atmosfere cechoviane inclini al decadentismo così come da una certa scompostezza più vicina alla commedia all’italiana. Bamboline ordinate in una grande casa vuota, Lucia Poli e Milena Vukotic si confermano splendide signore del teatro italiano, tratteggiando con efficacia le due sorelle maggiori: aspra e severa Teresa della Poli dalla lunga figura, tenera e dominata da una quieta naïveté la Carolina della Vukotic. Nota dolente la regia che, nel tentativo di far emergere gli interpreti, non sfrutta appieno le potenzialità dello spazio, delle relazioni tra i personaggi e degli scarti temporali, delegando al carisma degli attori la responsabilità di riempire la scena.