Moby Dick nel bunker
Lo spazio antiaereo di via Fago diventa la celebre baleniera per lo spettacolo di Flora Sarrubbo
Martedì e mercoledì alle 20.45 il bunker di via Fago, a Bolzano, si trasformerà nel «Pequod» la nave baleniera più famosa della storia della letteratura, quella comandata dal capitano Achab. La «trasformazione» avverrà grazie a Flora Sarrubbo che, all’interno del rifugio antiaereo all’incrocio con via Guncina, porterà in scena Nel ventre della
balena-Moby Dick, spettacolo-concerto per voce sola.
L’attrice e drammaturga bolzanina sarà accompagnata da Andrea Polato alla batteria e Joe Chiericati alle tastiere per qualcosa di più e di diverso rispetto al classico reading. Perché la «voce sola» interpreterà tutte le voci dei principali personaggi del romanzo di Melville, attraverso parole «urlate e gracchiate, veicoli di un delirio del senso che recupera i sensi come suoni, come il canto della balena che non si può raggiungere, catturare, uccidere».
Dopo il successo de La tana di Franz Kafka, Flora Sarrubbo torna, quindi, al bunker di via Fago per presentare qualcosa di molto diverso e molto più complesso. Inevitabilmente non si poteva che partire da una domanda: perché?
«È una scelta che risale a molti anni fa, quando, ancor prima di iniziare a lavorare con lo Stabile di Bolzano, avevo portato in scena Moby Dick insieme a venticinque adolescenti. L’idea era quella di prendere un grande classico della letteratura per farne drammaturgia. Achab mi è rimasto in testa da allora, avrei sempre voluto farlo ma mi manca le physique du rôle. Ora è capitata l’occasione giusta e ho deciso di riprovarci».
Come si trasforma un romanzo lungo e pieno di personaggi come «Moby Dick» in uno «spettacolo concerto per voce sola»?
«Interpretando tutte le voci principali dei personaggi: Achab, Ismaele, Starbucks... e grazie a un’apposita riscrittura e a un’adeguata partitura ritmica. Ci sono anche le battaglie,
ma per evidenti motivi di spazio sono solo evocate».
A proposito di spazi, il bunker è uno spazio tanto suggestivo quanto ristretto. È in grado di contenere l’enorme balena bianca?
«Il bunker mi affascina perché assomiglia al ventre della balena. È come se ci avesse inghiottiti tutti. Poi mi piacciono i luoghi che penetrano dentro la terra, mi ispirano sensazioni simili a quelle del mare perché mi mettono a contatto diretto con la natura. Infine non va dimenticato che il bunker ospita un piccolo laghetto e, anche grazie alla forte umidità, l’acqua è molto presente. A proposito: la temperatura all’interno è di 14 gradi, si consiglia abbigliamento adeguato».
Tornando ad Achab, anche Flora Sarrubbo ha una sua balena bianca?
«Sì, credo che sia la sfida con l’ignoto, se rinunciamo ad affrontarlo rinunciamo a vivere. Tutti dovremmo avere una balena bianca da inseguire,
rappresenta il nostro bisogno di oltrepassare quel limite e i ragazzi con cui lavoro spero riescano a comprenderlo, è una tensione fondamentale. Purtroppo i ragazzi faticano a leggere Moby Dick, lo trovano troppo complesso». E il teatro?
«Il teatro fa parte di quell’ignoto, ogni testo che apre mille sfaccettature che ancora non si comprendono è una balena bianca». Si prevedono altri spettacoli nel bunker?
«Sì, pensiamo a qualcosa prima dell’arrivo dell’estate, ma nulla di definito. Mi piacerebbe rappresentare un testo di Ernesto de Martino sul culto della morte, ma è un argomento complesso, non è un sogno facilmente realizzabile. Vedremo...».
Al termine dello spettacolo di martedì sera verrà presentato il romanzo illustrato di Roberto Abbiati Moby Dick o
la balena edito da Keller.
Voce sola «Tutti noi abbiamo bisogno di valicare i limiti»