TRE BUFALE DA SCONFIGGERE
Venerdì pomeriggio, stazione di Bologna: l’Eurocity per Trento e Bolzano, con destinazione finale Monaco, è annunciato con due ore e mezza di ritardo. Sul tabellone è il record, ma molte sono le corse cancellate e quelle confermate quasi mai rispettano l’orario. Una giovane mi guarda con un sorriso mesto e mi dice: sembra quasi un presagio di cosa potrà accadere la prossima settimana, perciò nonostante i disagi io torno a casa per votare. Al di là della battuta, penso che nella sostanza la ragazza abbia ragione: la giornata elettorale di oggi è decisiva per il nostro futuro. Ovviamente , qualunque sia l’esito, nell’immediato non ci saranno conseguenze di rilievo. Ma nel medio-lungo periodo gli effetti, in un senso o nell’altro, si vedranno.
Nell’intervista al Corriere della Sera di venerdì, il premier Gentiloni ha dimostrato dati alla mano come la locomotiva Italia sia ripartita, pur riducendo il debito pubblico. Legittimo ritenere che un diverso timoniere sorretto da una diversa maggioranza possa fare di meglio, purché non si creda che agganciare definitivamente la ripresa e porre le basi per risolvere alcuni mali atavici sia un gioco da ragazzi a costo zero. Al termine della più brutta campagna elettorale che io ricordi, è allora utile fare chiarezza sulle fake news nate in casa e non inoculate da qualche Spectre straniera. La prima «bufala» è che esista un partito perfetto, tale da rispecchiare esattamente le nostre idee: fatta eccezione per chi è imbevuto di ideologia, si sceglie sempre per approssimazione, tant’è vero che perfino le organizzazioni minori sono animate da diverse «sensibilità», se non proprio da correnti definite. La seconda «fake» è che «siano tutti uguali», quando invece in ogni partito c’è chi davvero pensa al bene comune, mentre nessuno è esente dalle mele marce. La terza è che ci siano soluzioni semplici per problemi complessi.
Finora ho sempre ritenuto che votare fosse un dovere anche nei confronti di chi ha dato la vita per consentirci di farlo. Da venerdì, però, avrò una molla in più: sarà l’immagine di quella ragazza dal volto pulito, infreddolita, che si è sorbita le code in biglietteria per avere il biglietto con lo sconto elettorale (già, on-line non è possibile) e ha scelto un treno regionale con cambio a Verona (per lei il Frecciargento «era comunque troppo caro») solo per depositare la sua scheda nell’urna. Insomma, da oggi mi sento impegnato a esercitare il mio diritto elettorale guardando ancor più al futuro.