Trento, voto carico d’incognite
Valsugana, collegio più incerto. Il M5s vuole scavalcare i dem. Nodo astensione
Molte sfide si concentrano nel voto odierno. La tenuta del centrosinistra autonomista in uno scenario nazionale che osserva centrodestra e Movimento 5 stelle in ascesa con l’incognita soprattutto del voto in Valsugana. I pentastellati sognano il sorpasso al Partito democratico come viatico alle elezioni provinciali e per importare in Trentino l’assetto tripolare nazionale. la corsa per Piazza Dante non sarà insensibile all’esito del voto odierno. Infine, c’è il rebus dell’astensionismo.
Come in un’epica del ring dove è stato intonato l’ultimo gong per i boxeur, così la campagna elettorale ha tirato i suoi ultimi colpi prima del silenzio. Il mormorio del pubblico che nel primo caso è di eccitazione mista a rimpianto per altri round mancati, nel secondo è di liberazione per un epos assente. La disputa si è smarrita tra i fogli della cronaca, quella sanguinosa che richiama solo le asperità d’animo. Come il tema principe dell’alterità modulata in chiave etnica.
La partecipazione
Per questo il primo dato da osservare in serata, una volta sbarrati i seggi, sarà quello degli elettori che hanno scelto di infilare la scheda elettorale nell’urna. La tendenza è al ribasso: in Trentino, nel 2013, l’affluenza fu dell’80% e quest’anno, dunque, per la prima volta potrebbe scendere sotto la soglia dei quattro quinti. Muro infranto a livello nazionale cinque anni fa con un tasso di partecipazione alla Camera del 75,18%. L’astensionismo sarà, in qualche misura, il termometro della fragilità democratica attuale e del difetto di una proposta partitica che — a prescindere dall’esito — non sembra più albergare nella società né conoscere il sociale.
I big fuori sede
La maggioranza provinciale ha l’onere di confermare il risultato del 2013 che fruttò l’en plein nell’uninominale al Senato — con l’unica eccezione di Sergio Divina (Lega), ripescato come miglior perdente — e il quasi cappotto nel proporzionale della Camera a livello regionale (7-2 il computo totale). La partita ora è in parte in salita perché l’aria nel Paese ha mutato direzione (e il vento delle politiche s’insinua anche tra le vette dolomitiche) e la composizione delle candidature non è esente da pecche. Michele Nicoletti (Pd) e Lorenzo Dellai (Civica popolare), le competenze più pregevoli, correranno entrambi fuori dal naturale collegio d’elezione (Trento). L’ex governatore e deputato uscente affronta Maurizio Fugatti (Lega) e Riccardo Fraccaro (M5s) in Valsugana nello scontro più interessante (e insidioso) della tornata. Un suo successo lo proietterebbe nella capitale con l’esperienza aurorale di Civica popolare (un’altra scommessa dopo Scelta civica), un rovescio lo rimbalzerebbe sulle provinciali ma da una posizione di oggettiva debolezza.
Il ticket Franzoia (Pd)-Panizza (Patt) pare il più agevolato, Mellarini (Upt-Civica popolare) in Vallagarina ha il suo contesto naturale mentre l’indipendente Eleonora Stenico rischia come compagna di collegio di Dellai nel Senato della Valsugana.
Piazza Dante attende
Sebbene il test sia nazionale e nazionale l’orientamento di voto espresso da molti elettori, l’esito avrà un riverbero anche territoriale perché schiuderà le porte al voto di ottobre quando le manovre si trasferiranno in Piazza Dante. È l’ultima insidia nel percorso di riconferma dell’autonomista Ugo Rossi che né Pd né Upt hanno finora messo in discussione.
Il sorpasso?
Intorno alla roccaforte del centrosinistra autonomista volteggia il Movimento 5 stelle, spinto dalla protesta più che dalla proposta. Riccardo Fraccaro, il leader già investito da Di Maio di un possibile ruolo da ministro in caso di monocolore pentastellato, può essere l’ago della bilancia in Valsugana e ha un passepartout quasi certo per il parlamento sul proporzionale. Nel 2013 il movimento creato da Beppe Grillo veleggiò sopra il 20% nei collegi uninominali del Senato e fu la seconda lista più votata alla Camera (20,76%) dietro al Pd (23,72%). Politicamente (e simbolicamente) un eventuale sorpasso potrebbe avere un effetto traino alle provinciali con la crescita di un terzo polo consistente anche in Trentino.
Ritorno alle origini
Il secondo polo, sempre frustrato nelle sue ambizioni di potere a livello locale, è il centrodestra che ha seguito il ritorno alle origini di Forza Italia — con Michaela Biancofiore in plancia e la vecchia guardia (Manuali e Perego) al seguito — e l’evoluzione nazionale e destrorsa della Lega salviniana. Difficile ottenere un risultato peggiore del 2013 quando l’unico eletto in provincia fu Sergio Divina, accantonato dopo tre legislature, e le liste sul proporzionale racimolarono rispettivamente il 15,04% e il 7,33%. In Valsugana Maurizio Fugatti, dominus della Lega ma senza il paracadute del proporzionale infilato da Diego Binelli, e Elena Testor (indipendente di Forza Italia e procuradora del Comun generale de Fascia) sono i candidati a cui è affidato il compito di intaccare le certezze del centrosinistra. Il Carroccio si affida anche a Vanessa Cattoi, possibile outsider nel collegio di Rovereto, e Giulia Zanotelli (Trento) anche nell’ottica di costruire nuova classe dirigente. Donatella Conzatti giocherà contro il suo recente passato (Upt) e la comprensione degli elettori.
Fuori dal tripolarismo
Le alchimie del tripolarismo (M5s, centrosinistra, centrodestra) attrarranno buona parte del consenso. All’esterno del perimetro Liberi e Uguali tenta il cimento della rivitalizzazione della sinistra contando sui delusi del Pd. La strada trentina è impervia perché i dem hanno subito poche defezioni rispetto ad altri territori. Potere al popolo, all’estrema gauche, ci mette l’idealità senza calcoli mentre la nostalgia fascista di Casapound cerca un radicamento difficile perché Trento non ha la storia di Bolzano.
Delegazione femminile
L’unica evidenza è che, a livello regionale, lieviterà il numero di elette in parlamento. Cinque anni fa furono soltanto tre su diciotto (Gnecchi, Biancofiore, Gebhard), nessuna trentina; in virtù della nuova legge elettorale potrebbero arriveranno almeno a sei. Un parziale cambio di passo.
Proporzionale
Infine, sei dei diciotto seggi parlamentari saranno assegnati con il sistema proporzionale. Quasi certa l’elezione di Manfred Schullian e Emanuela Rossini (Svp-Patt) e di Riccardo Fraccaro (Movimento 5 stelle). Gli ultimi due posti sulla Camera se li dovrebbero disputare Pd (Filippi), Svp-Patt (Mussner) — più difficile — e Lega (Binelli) o Forza Italia (Biancofiore). Al Senato Steger (Svp) è già avviato a Palazzo Madama.