L’ADUNATA DEGLI ALPINI E LA CITTÀ CHIUSA PER FESTA
Sono sincero, quando stamattina ho letto il piano messo in campo dall’amministrazione comunale in vista dell’adunata degli alpini ho avvertito la voglia di scrivere questa lettera perché mi pare di assistere a un’esagerazione. Città divisa in quattro aree, divieti che spuntano come funghi, strade chiuse: più che una festa mi pare un’evacuazione di massa. del caso ai cittadini che dovranno convivere con un evento che dovrà essere una festa. Ci saranno dei disagi, ma la manifestazione porterà all’attenzione dell’Italia sia il capoluogo sia l’intero Trentino. Siamo una terra abituata a gestire i grandi incontri, siamo soprattutto una terra in cui gli alpini sono profondamente radicati. Si comprende perciò la voglia di regalare alcuni giorni all’insegna della massima efficienza. Il piano presentato l’altro ieri va in questa direzione, a testimonianza che nulla deve essere lasciato al caso. E Trento non avrà sentimenti contrastanti nei confronti di un appuntamento che accanto a un forte richiamo simbolico porterà benefici pure di tipo economico.
A tale proposito, uno studio del 2013 effettuato dall’università Cattolica, relativo all’adunata di Piacenza dello stesso anno, aveva calcolato una partecipazione di 400.000 persone e un indotto di circa 120 milioni di euro. Gli organizzatori trentini puntano a ospitare molte più persone, quindi con un impatto sul territorio caratterizzato da numeri maggiori. A ogni modo, l’università di Trento avrà il compito di aggiornare lo studio della Cattolica.