Corriere del Trentino

L’ADUNATA DEGLI ALPINI E LA CITTÀ CHIUSA PER FESTA

- Il caso di Luca Malossini

Sono sincero, quando stamattina ho letto il piano messo in campo dall’amministra­zione comunale in vista dell’adunata degli alpini ho avvertito la voglia di scrivere questa lettera perché mi pare di assistere a un’esagerazio­ne. Città divisa in quattro aree, divieti che spuntano come funghi, strade chiuse: più che una festa mi pare un’evacuazion­e di massa. del caso ai cittadini che dovranno convivere con un evento che dovrà essere una festa. Ci saranno dei disagi, ma la manifestaz­ione porterà all’attenzione dell’Italia sia il capoluogo sia l’intero Trentino. Siamo una terra abituata a gestire i grandi incontri, siamo soprattutt­o una terra in cui gli alpini sono profondame­nte radicati. Si comprende perciò la voglia di regalare alcuni giorni all’insegna della massima efficienza. Il piano presentato l’altro ieri va in questa direzione, a testimonia­nza che nulla deve essere lasciato al caso. E Trento non avrà sentimenti contrastan­ti nei confronti di un appuntamen­to che accanto a un forte richiamo simbolico porterà benefici pure di tipo economico.

A tale proposito, uno studio del 2013 effettuato dall’università Cattolica, relativo all’adunata di Piacenza dello stesso anno, aveva calcolato una partecipaz­ione di 400.000 persone e un indotto di circa 120 milioni di euro. Gli organizzat­ori trentini puntano a ospitare molte più persone, quindi con un impatto sul territorio caratteriz­zato da numeri maggiori. A ogni modo, l’università di Trento avrà il compito di aggiornare lo studio della Cattolica.

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