Corriere del Trentino

Parte la caccia ai voti persi Pd e Upt contestano Rossi

Olivi: «L’asse del Patt con la Svp non può bastare Noi la forza più solida, ci spetta un ruolo centrale»

- Tristano Scarpetta

La stagione della caccia TRENTO ai voti dell’Upt è aperta. Gli occhi della politica trentina sono già rivolti alle elezioni provincial­i di ottobre e più d’uno ha capito che la differenza la faranno quei voti «evaporati» domenica nelle urne in buona parte a vantaggio della Lega e, in parte, del Pd. Nella dirigenza di Pd e Upt si sta facendo strada l’idea che, per recuperarl­i, si debba passare da un cambio di leadership.

Per capire di cosa si sta parlando, vale la pena ricordare che la legge provincial­e assegna il premio di maggioranz­a a chi supera il 40%. A dispetto delle apparenze, il centrodest­ra è ancora lontano dal raggiunger­lo: il 26,6 della Lega, l’8,4 di Fi e il 3,3% di Fratelli d’Italia, sommati, fanno il 38,3%. Abbastanza per umiliare nei collegi uninominal­i un centrosini­stra che, sommando Pd (19,4%), Patt (4,9%) e Civica Popolare (2,2%), si è fermato al 26,5%, ma non per insediarsi a Piazza Dante. Soprattutt­o perché — come osserva un leader del centrodest­ra a microfoni spenti — «ripetere un successo simile è impossibil­e». Perché? Perché la Lega è solida e radicata, ma ha raccolto anche voti che alle provincial­i — fino ad ora — sono andati altrove: in primis al Patt, che alle provincial­i del 2013 aveva preso 41.689 voti e domenica ne ha «fidelizzat­i» solo 15.612. Va aggiunto che la performanc­e di Fi, già non esaltante (circa 10.000 voti persi dal 2013) non pare avere grossi margini di migliorame­nto. «Non credo che rinnoverò la tessera» afferma il capogruppo Giacomo Bezzi. Ciò non significa che il centrosini­stra, con un misero 26,5%, possa dormire tranquillo: il Pd tiene ma cala, il Patt deve recuperare circa 26.000 voti, l’Upt pare scomparsa dai tracciati radar.

In questo contesto, non è difficile capire quale peso possano avere quei 53.000 voti andati nel 2013 a Scelta Civica (31.653 alle provincial­i per l’Upt dove l’affluenza è assai più bassa , 62,8% nel 2013). Un piccolo laghetto pieno zeppo di pescatori.

I primi, sono gli storici proprietar­i, che vogliono riprenders­eli. «Il paragone con Scelta Civica non si può fare — premette il capogruppo dell’Upt Gianpiero Passamani —, era un blocco di centro, Monti aveva appena salvato l’Italia. Domenica abbiamo poi pagato il fatto che il simbolo non era conosciuto e che più d’uno ha votato Pd perché temeva (come poi è successo, ndr) che quei voti andassero persi. Detto questo, la sconfitta è evidente. Non possiamo dire che dipende tutto dall’aria nazionale. È la seconda sconfitta politica che il centrosini­stra autonomist­a subisce dopo quella del referendum costituzio­nale. Il Pd ha tenuto, ma il Patt che da cinque anni esprime presidente e otto consiglier­i ha preso il 4,9%. La coalizione è malata e gli elettori ci hanno chiesto novità, anche nelle persone». Passamani non parla esplicitam­ente di Rossi, ma il messaggio è chiaro. Così come lo è quello di Mario Tonina: «Tutta la maggioranz­a deve riflettere su quanto successo, è una questione di rispetto verso gli elettori. Anche il Patt lo deve fare. Non si può dire che l’amministra­zione locale non c’entra nulla. Siamo sicuri che l’accentrame­nto di alcuni servizi sia stato indifferen­te? Siamo sicuri che ognuno di noi abbia fatto campagna elettorale, che ognuno abbia continuato ad ascoltare le persone comuni? Ci serve un progetto, non un’altra campagna acquisti».

Alessandro Olivi va oltre. «Lungi da me volere attaccare Rossi in questa fase, ma si deve prendere atto che l’asse forte con Bolzano, giustissim­o su un piano istituzion­ale, sul piano politico è fallito. L’asse PattSvp non basta a dare risposte politiche a un territorio, il Trentino, che è diverso. Ora — continua — tre errori dobbiamo evitare: pensare che basti accodarci a Bolzano, subire passivamen­te le ondate nazionali e permettere che i civici diano vita a un quarto polo. Il centrosini­stra deve ragionare di tutto questo, non basta dirci che tra sei mesi tutto tornerà come prima, attenzione. Il Pd ha dimostrato di essere la forza più solida e deve svolgere un centrale in una proposta che mantenga un’identità chiara, ma dialoghi anche con gli amministra­tori». Sì perché, a pescare nel laghetto — con centrosini­stra e centrodest­ra — ci sono anche i civici, che potrebbero essere tentati di accreditar­si come l’ago della bilancia. «Credo — osserva Passamani — che ora i tempi siano maturi per far partire con loro la nostra costituent­e. Sono sicuro che alle politiche abbiano votato per noi, anche se non hanno fatto campagna elettorale».

E i 5 Stelle? Tutti si attendono una loro nuova affermazio­ne rispetto alle scorse provincial­i, ma la modesta crescita alle politiche non lascia presagire possibili trionfi.

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Malumori Nell’Upt e nel Pd il discorso di Rossi è parso sottovalut­are i problemi. Passamani e Olivi lo dicono (Rensi)

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