Corriere del Trentino

«Le ricette di Lega e Cinque stelle già fallimenta­ri in altri Paesi»

Pomini (Cisl): «Provincial­i: occorre decidere subito il leader»

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Lorenzo Pomini, segretario generale della Cisl, come commenta i risultati delle elezioni nazionali di domenica?

TRENTO

«I risultati che si temevano sono emersi. Si temevano perché non solo ha vinto il populismo, ma anche l’idea di un Italia e di un mondo che non c’è. Lega e M5s promettono delle ricette eco-sociali che hanno dimostrato il loro fallimento in Paesi dove sono state esercitate per decenni».

Anche in Trentino c’è stata una netta vittoria del centro destra, rovesciand­o le consuete dinamiche regionali. Che idea si è fatto?

«Un risultato così è stata una sorpresa per tutti. Che ci potessero essere alcune situazioni in bilico però era prevedibil­e. Mi riferisco ad esempio all’esito di Rovereto nel duello tra la Conzatti e Mellarini, che in qualche modo mi aspettavo. Bisogna però chiedersi che cosa vogliano fare i partiti, non le persone che li hanno usati per fare soprattutt­o i loro interessi».

Cosa deve fare a questo punto il centrosini­stra per rigenerars­i?

«Domani il sole sorgerà ancora. Parafrasi di Obama a parte, il centrosini­stra dovrà decidere molto velocement­e cosa vuole fare in questi sei mesi che restano prima delle prossime elezioni provincial­i. Se non metteranno in campo una strategia e un messaggio elettorale diverso rispetto a quello di adesso, l’anomalia trentina, che si è sempre registrata nelle elezioni provincial­i rispetto a quello che succede a livello nazionale, rischia di non esserci più».

Ritiene che la leadership del governator­e Rossi sia in bilico?

«Il centro sinistra autonomist­a se vuole pensare di esser riconferma­to alla guida della Provincia deve sciogliere immediatam­ente ogni dubbio su chi sia il candidato prescelto. Devono avere un candidato certo evitando il teatrino dei veti incrociati. È la coalizione di centrosini­stra che deve convergere sul nome di un candidato e prima lo fanno meglio è».

Secondo lei il sindacato è ancora in grado di spostare i voti?

«È dal 1994, con l’avvento di Berlusconi in politica, che i sindacati non spostano voti. Viviamo in una contraddiz­ione profonda. La gente vota in un certo modo e poi chiede di essere tutelata rispetto alle scelte che ha fatto».

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