«Animali da bar» arriva al Teatro Sociale La commedia divertente e feroce di Di Luca «Ambientato in una sorta di Purgatorio»
Uno spettacolo pop inno alle contraddizioni dell’occidente. Arriva al Teatro Sociale di Trento Animali da bar, applaudita produzione della compagnia Carrozzeria Orfeo. Venerdì, alle 20.30, il sipario si alzerà sull’ultima fatica di Gabriele Di Luca, autore della drammaturgia, che ne firma la regia insieme ad Alessandro Tedeschi e Massimiliano Setti. In scena accanto a Di Luca e Setti anche Beatrice Schiros, Pier Luigi Pasino e Paolo Li Volsi. Una commedia divertente ma feroce e graffiante, ambientata in un bar abitato da strani personaggi.
«L’intero progetto è nato a partire dal luogo — spiega Di Luca — il bar è uno spazio sia interno che esterno in cui si intrecciano storie private, pubbliche, sociali, leggende metropolitane. Il bar diventa in questo spettacolo una sorta di purgatorio, luogo di passaggio e stasi in cui le persone vengono a incontrare altre persone, depositare e raccogliere emozioni». Dei personaggi Di Luca racconta: «Per costruirli ho rubato alla vita vera, ispirandomi a quello che vedevo. Il mio percorso di ricerca durante la scrittura è proiettato verso l’esterno e i temi trattati sono moderni. Ci sono un bipolare che alterna crisi di depressione a momenti di euforia; una donna ucraina che sta affittando il proprio utero a una coppia italiana; un uomo che subisce atti di violenza domestica da parte di sua moglie; Swarovski, personaggio-omaggio allo scrittore Charles Bukowski. Infine, il personaggio interpretato da me: un impresario di pompe funebri per animali di piccola taglia che sfrutta l’eccesso di amore per gli animali domestici da parte dei loro padroni».
Un gruppo multiforme che diventa metafora di un’intera civiltà. «Il bancone obliquo attorno al quale si muovono, come la chiglia di una nave in secca, descrive la stasi di un Occidente che non sa né morire né rinascere». Lo spettacolo fa della narrazione il suo punto di forza: «Abbiamo voluto distaccarci da un modello drammaturgico italiano di matrice duale che leggiamo come falso. Secondo tale pensiero tutto è diviso in bene e male contrapposti. Non è questo il caso della storia della grande drammaturgia nord europea, americana e anche italiana, se facciamo riferimento ad autori quali Annibale Ruccello o Eduardo De Filippo, i cui personaggi sono prismatici e fluidi. Vogliamo raccontare storie senza didattica né moralismi». E a quanto pare questo messaggio arriva al pubblico con grande chiarezza. «Il nostro è un teatro pop. Nei dieci anni di vita della compagnia abbiamo avuto un riscontro meraviglioso: gli spettatori rispondono positivamente al nostro tentativo di portare il teatro, giorno per giorno, a un pubblico il più trasversale possibile. Crediamo che il teatro non debba essere solo per persone “impegnate”, ma per tutti, come storicamente è sempre stato».