Sequestrati 150.000 litri di spumante
Cantina Opera, otto persone indagate: volevano nascondere le giacenze ai creditori
La guardia di finanza ha sequestrato 150.000 litri di spumante, per il valore di 1,5 milioni di euro, e ha posto i sigilli alla cantina della casa vitivinicola Opera Valdicembra di Giovo, dichiarata fallita a fine dello scorso anno. La Procura ha aperto un’inchiesta per bancarotta fraudolenta per distrazione, sono otto le persone indagate. Secondo l’accusa gli ex amministratori avevano creato una società satellite per nascondere le giacenze ai creditori.
TRENTO Sul web scorrono ancora le immagini di quella che poteva diventare una delle aziende vitivinicole più fiorenti o comunque innovative nel mondo delle bollicine trentine. Le premesse c’erano tutte, ma il sogno, di dar vita a una casa vitivinicola produttrice di spumante dedicata esclusivamente al metodo classico, dei due fondatori, Bruno Zanotelli e Alfio Garzetti, due uomini che provenivano da altri mondi, quello edilizio e del terziario, si è infranto dopo quasi dieci anni di attività. L’azienda, nata nel 2007, è stata schiacciata dai debiti e il 30 novembre scorso è stata dichiara fallita dal Tribunale di Trento. Ora, però, sull’azienda si allunga anche l’ombra di presunte manovre poco chiare da parte degli ex amministratori e di alcuni professionisti.
La Procura di Trento ha aperto un’inchiesta per bancarotta fraudolenta per distrazione e mercoledì sono scattate le prime perquisizioni. Il nucleo di polizia economicofinanziaria della guardia di finanza di Trento ha posto i sigilli alla nota casa vitivinicola, la Opera Vitivinicola Valdicembra di Verla di Giovo e ha circa 150.000 litri di spumante per un valore di circa 1,5 milioni di euro. Le fiamme gialle hanno sequestrato anche una seconda cantina, quella della società Arepo (il nome è lo stesso di Opera, ma al contrario) che si trova a pochi passi dalla casa vitivinicola di Verla e sarebbe stata creata ad hoc per dirottare gran parte del magazzino di Opera, sottraendo così un’ingente quantitativo di spumante, dall’elevato valore commerciale, ai creditori delcompagnata la società fallita. Questa la ricostruzione dell’accusa, ma l’indagine è solo agli inizi.
La Procura ha iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta in concorso otto persone, gli ex amministratori delle due società (è verosimile che siano finiti nei guai anche i fondatori, ma gli inquirenti mantengono il massimo riserbo) e alcuni professionisti che, sempre secondo gli inquirenti, avrebbero aiutato gli amministratori a creare la società satellite, con la quale è stato stipulato un finto contratto di affitto di azienda, finalizzata a «nascondere» le giacenze di spumante ai creditori. Parliamo di fornitori e banche soprattutto. Dalle verifiche in corso Opera è fallita lasciando un passivo di qualche milione di euro. Ma il lavoro del curatore per stimare esattamente il buco lasciato nelle casse dell’azienda è ancora in corso.
Nella sentenza, con cui il Tribunale ha decretato il fallimento di Opera, vengono evidenziate dai giudici, presieduti da Monica Attanasio, perdite per 1,1 milioni di euro per l’anno 2015, mentre nella bozza di bilancio del 2016 risulta un patrimonio netto negativo di un milione e 154.715 euro. A dare il là alle indagini è stato il curatore fallimentare, Alberto Bombardelli. Analizzando i documenti si è accorto che qualcosa non tornava. Da qui la segnalazione in Procura. Ora la Finanza è al lavoro per ricostruire tutta la documentazione acquisita e sequestrata sia negli uffici che a casa degli indagati.