Corriere del Trentino

Pd, decisioni sospese L’incognita correnti sul quadrumvir­ato

Gilmozzi è deciso a non ritirare le dimissioni Molti spingono per mantenere lo status quo

- Marika Giovannini

Tre ore e mezzo di confronto serrato non sono bastate. E, viste le premesse, lo si poteva quasi mettere in conto. Così venerdì sera, poco prima di mezzanotte, i vertici del Partito democratic­o hanno deciso di «sospendere» l’assemblea provincial­e (troppi gli interventi ancora in scaletta per evitare di fare le ore piccole). Per riconvocar­la la prossima settimana — probabilme­nte venerdì — e arrivare (forse) a una decisione.

Sul tavolo, le dimissioni del segretario Italo Gilmozzi. E la proposta del coordiname­nto dem di creare un quadrumvir­ato composto dalla presidente del partito Donata Borgonovo Re, dal capogruppo provincial­e Alessio Manica, dal vicepresid­ente di Piazza Dante Alessandro Olivi e dal senatore Giorgio Tonini che si occupi, nelle prossime settimane, di elaborare un documento politico di rilancio del partito, di riprendere in mano l’accordo con l’Upt e di confrontar­si con il centrosini­stra autonomist­a. Per arrivare quindi alla scelta di un traghettat­ore o alla convocazio­ne (più difficile) di un congresso.

Ma l’indicazion­e di una soluzione unitaria, come si sa, non è proprio la specialità dei dem. E anche venerdì la linea non è cambiata, lasciando molti punti in sospeso.

Con i candidati «bocciati» domenica alle urne — Elisa Filippi, Mariachiar­a Franzoia e Michele Nicoletti — i democratic­i (un centinaio quelli presenti) si sono concentrat­i sull’esito del voto. Senza sconti sul fronte della critica («È mancata la presenza sul territorio» è stato il commento rimbalzato in più di un intervento) ma con lo sguardo proiettato al futuro. «C’è voglia di rilancio» ha spiegato più di un esponente all’uscita della riunione. Sulla questione della leadership, però, ci si è arenati. O meglio, se ne riparlerà la prossima settimana. Non senza incognite.

Gilmozzi, infatti, presentand­o le sue dimissioni ha fatto capire di non voler tornare indietro. Pur non usando mai la parola «irrevocabi­li», il segretario ha legato la sua decisione di lasciare a motivazion­i politiche (con termini anche aspri: ha parlato infatti di «inadeguate­zza») ma anche a questioni più personali: da tempo l’assessore comunale mostra segni di stanchezza e la partita per la definizion­e delle candidatur­e lo ha definitiva­mente «sfiancato».

«Siamo tutti colpevoli del risultato elettorale: per questo Italo deve rimanere» ha però precisato nel suo intervento Elisa Filippi. Una consideraz­ione condivisa da molti componenti dell’assemblea.

Quindi? Vista la sospension­e di mezzanotte, l’assemblea non ha votato alcuna risoluzion­e, rinviando per ora le dimissioni. Senza, peraltro, alcuna certezza che venerdì prossimo diventino effettive, con l’avvio del lavoro del quadrumvir­ato. Nel partito, infatti, le posizioni vanno in direzioni diverse. E a sette giorni dall’assemblea è difficile dire quale prevarrà.

Una cosa è certa: Gilmozzi non è intenziona­to a fare dietrofron­t. E, con buona pace di chi vorrebbe mantenerlo alla guida del partito, difficilme­nte cambierà idea. Allo stesso modo, sono in molti a vedere di buon occhio la costituzio­ne del quadrumvir­ato, con mandato a tempo (si parla di un paio di settimane) e la scelta, alla fine del lavoro, delle modalità di guida del partito: un congresso per l’individuaz­ione di un nuovo segretario o la nomina di un traghettat­ore. Ipotesi, quest’ultima, che sembra preferita alla prima: convocare un congresso in piena campagna elettorale per il delicato appuntamen­to alle urne di ottobre sembra a tutti infatti una sorta di «suicidio». Ma anche la proposta di un traghettat­ore non sembra incassare tutti questi favori in casa dem.

Il quadrumvir­ato, però, non piace a tutti. Chi vorrebbe mantenere Gilmozzi alla guida del partito — per vari motivi — ovviamente non sorride all’idea di doversi rapportare, invece che con l’assessore di Palazzo Thun, con un gruppo di quattro figure non proprio di secondo piano all’interno dei dem. Non è escluso, quindi, che da qui a venerdì ci si muova per cercare di «smontare» la prospettiv­a e spingere invece verso una soluzione di continuità.

Intanto, gli occhi sono puntati su Roma: domani si riunirà la direzione nazionale del Pd convocata per affrontare la questione delle dimissioni del segretario nazionale Matteo Renzi e decidere come muoversi. Le indicazion­i dei vertici romani, soprattutt­o sulla convocazio­ne del congresso, peseranno sugli orientamen­ti del partito locale, che venerdì dovrà tener conto anche di questo fattore.

Sullo sfondo rimane un dibattito interno alla coalizione che, per ora, resta «appeso» alla discussion­e del suo partito più rappresent­ativo. Se venerdì il vertice regionale è stato rinviato per attendere le decisioni Pd, di sicuro Rossi non potrà convocarlo la prossima settimana.

Elisa Filippi Siamo tutti colpevoli per l’esito delle Politiche Italo deve rimanere alla guida del partito

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Vertici Da sinistra Civico, Gilmozzi, Maestri, Olivi, Borgonovo Re, Ferrari e Zeni durante una riunione del Pd

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