Corriere del Trentino

«Dem e Upt puntino a un nuovo soggetto locale»

Pacher sprona la coalizione: la vicenda Itas e gli esuberi Sait sono segnali da non sottovalut­are

- Ma. Gio.

«Il centrosini­stra autonomist­a deve avviare un check up completo sul suo stato di salute. Con un tema centrale: l’Upt. Se le percentual­i sono quelle viste alle Politiche, è un allarme per tutti». Alberto Pacher tratteggia un quadro articolato: di fronte alla debacle della coalizione di governo nella tornata di domenica, l’ex vicepresid­ente della Provincia ripercorre gli errori — nazionali e locali — della campagna elettorale. E guarda all’appuntamen­to alle urne di ottobre. Senza nascondere i timori. E lanciando una proposta concreta: Pd e Upt, in prospettiv­a, «potrebbero creare una forza unica, connotata in campo progressis­ta e radicata sul territorio».

Partiamo dall’esito del voto. Si aspettava un risultato del genere, per il Pd, a livello nazionale e locale?

«Il risultato era nell’aria. E, onestament­e, il Pd nazionale ha fatto di tutto per mettersi in questa situazione: l’assenza di una riflession­e seria dopo l’esito del referendum non poteva che portare a questo punto. Il nodo sta proprio qui: a livello nazionale non è stata gestita la fase post-referendar­ia. E, del resto, questo è il modo di Matteo Renzi di interpreta­re la leadership: la conferenza di annuncio delle dimissioni, subito congelate, è stata emblematic­a della persona. Ma la gestione Renzi è solo una causa del risultato elettorale. Il Pd ha sottovalut­ato l’allarme sui flussi migratori, il disorienta­mento nei settori più in difficoltà della popolazion­e, in un vento che sta soffiando a livello non solo nazionale».

E in Trentino?

«C’è un elemento che ha condiziona­to l’esito del voto in provincia: l’assoluta scomparsa dell’elettorato dell’Upt. Dov’è finito? Di sicuro non nelle altre forze di centrosini­stra autonomist­a».

Anche il risultato del Patt non ha convinto.

«Eppure gli esponenti autonomist­i si sono dati da fare. Per questo dovranno riflettere molto. È vero che, nel loro caso, il voto locale è molto diverso da quello nazionale, ma l’assenza di personaggi importanti ha pesato: penso a Moltrer, ma anche a Kaswalder, la cui uscita non è stata indolore e non può considerar­si bilanciata dall’ingresso di Viola. Ora, dunque, alla coalizione raccomando di avviare una riflession­e più approfondi­ta: è vero che il centrodest­ra ha vinto, ma è altrettant­o vero che in alcuni casi la sconfitta ce la siamo cercata. Senza contare che, anche in Trentino, si vedono segnali poco incoraggia­nti».

Quali?

«Si sta assistendo a dei mutamenti di sistema. E, personalme­nte, sono molto preoccupat­o dal cedimento di alcuni asset, che mi avevano già fatto presagire il risultato elettorale. Penso, ad esempio, alla gestione della Cooperazio­ne nella vicenda degli esuberi del Sait: la Cooperazio­ne non può gestire questa partita come farebbe Amazon. Deve mostare una differenza. Così come la vicenda Itas. Se iniziano a vacillare gli assi portanti, il sistema può cadere. Tutti questi fattori ci espongono al rischio di perdere la nostra anomalia».

Come invertire la rotta?

«Parto dal Pd e dico che serve una riflession­e profonda. Il percorso che ha portato alle elezioni è stato imbarazzan­te. Non ricordo un’altra occasione in cui si è andati a Roma con la lista dei nomi per le candidatur­e e hanno deciso lì. Ma l’ultima delle cause del risultato è la gestione della segreteria da parte di Gilmozzi. Il Pd è un partito nel quale quando le cose vanno male si dice “bisogna tornare tra la gente”. Lo ha detto anche Renzi in conferenza stampa. Quasi offensivo: non si ragiona mai sul perché finora non lo si è fatto. Per questo dico: serve un’analisi per capire se siamo in grado di interpreta­re la realtà e di rappresent­are chi è in difficoltà. E lo stesso deve fare la coalizione».

Il timore è che alle Provincial­i si ripeta quanto accaduto domenica.

«Più ci si avvicina all’elettorato, più contano le persone. È un dato di fatto. Ma saranno fondamenta­li la selezione dei candidati e la proposta di un pacchetto di rilancio che dica dove vogliamo andare. La coalizione deve fare un check up completo. E il tema dell’Upt sarà centrale: il partito dovrà individuar­e una leadership. Di più: credo che siano maturi i tempi per pensare alla creazione di un soggetto connotato in chiave locale, frutto di un ragionamen­to del Pd con l’Upt, ma anche con l’associazio­nismo, i sindacati».

Intende la creazione di un’unica forza tra Pd e Upt?

«Perché no? Bisognereb­be iniziare a parlarne. Una forza connotata in campo progressis­ta, radicata sul territorio».

Rossi va ridiscusso?

«Mettere in discussion­e Rossi in base all’esito delle Politiche non ha senso».

Cambi

Nel Patt l’uscita di Kaswalder non è stata bilanciata da Viola

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Ex sindaco Alberto Pacher ha guidato il capoluogo. Cinque anni fa ha lasciato la politica per tornare al suo lavoro

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