Sfiducia al sindaco: no di Romano e Oliva
Mozione in salita per la minoranza centrodestra-M5s. Castelli: Prg da approvare
I numeri non ci sono. La mozione di sfiducia della minoranza di Palazzo Thun, presentata nei confronti del sindaco Alessandro Andretta e della sua giunta (vedi Corriere del Trentino di ieri) rimarrà una provocazione e parte dello tsunami elettorale di domenica scorsa, che ha visto vincere il centrodestra e i Cinque Stelle a livello nazionale.
Non si arriverà a raccogliere i 21 consensi necessari. In 13 hanno firmato la mozione e probabilmente tali rimarranno. Non firmeranno neanche Eugenio Oliva (Progetto Trentino) e Antonia Romano (Altra Trento), seduti tra le fila della minoranza e già dati per certi dai firmatari. Serrano le fila anche il Gruppo Misto e Insieme per Trento. «Non ci pensiamo nemmeno — dice Silvio Carlin, vicecapogruppo di Insieme per Trento — Domani spiegheremo nei dettagli la nostra posizione, serve un’analisi puntuale su quanto sta accadendo». Insomma non ci sarà nessuna elezione a ottobre per il Comune di Trento, e rimarrà solo una suggestione la visione spiegata da Andrea Merler, consigliere di Civica Trentina.
«Entro 30 giorni discuteremo in consiglio della mozione di sfiducia. Nel caso venisse approvata, la città di Trento verrebbe commissariata fino a nuove elezioni che sarebbero da fare entro sei mesi. Ottobre quindi, come per le provinciali». Il sindaco Andreatta ha già liquidato la questione: « È un’iniziativa legata al voto del 4 marzo, non possiamo mettere sullo stesso piano elezioni politiche e amministrative. E se proprio lo vogliamo fare, il centrosinistra nella città di Trento ha tenuto, e questo probabilmente dà fastidio. Stiamo governando con impegno e responsabilità». Anche Alberto Pattini (Patt) condivide che, per statistica, non si possano paragonare i dati elettorali di politiche, provinciali e comunali. «Il voto è stato politico non amministrativo» chiude il consigliere.
Ma l’attacco frontale è comunque arrivato. Le minoranze dal 2015 continuano a non perdonare all’amministrazione di governare con una «maggioranza risicata».
Antonia Romano, pur sedendo tra i banchi della minoranza, sottolinea che«si deve andare avanti nell’interesse della cittadinanza. La mozione fa parte del gioco delle parti e poi figuriamoci se consegniamo la città nelle mani della Lega». Più possibilista Eugenio Oliva che però ammette di non aver partecipato alla presentazione della mozione «per pragmatismo. Non ci sono i numeri. A che pro firmare per apparire e basta? Voterei a favore della mozione solo se ci fosse una maggioranza di consiglieri che vorrebbe andare in tale direzione». Il consigliere di Progetto Trentino rileva anche che il Comune «ha una responsabilità amministrativa. Firmando la mozione si bloccherebbe tutto o quasi per un anno e mezzo tra commissariamento, nuove elezioni e ripartenza».
Un’analisi questa, rilevata anche da Paolo Castelli del Gruppo Misto: «Un ribaltamento è inopportuno, dobbiamo approvare il Prg, il piano delle circoscrizioni e del decentramento. Non dobbiamo demolire, ma rinforzare». Castelli riconosce che c’è una debolezza delle giunta: «ma la mozione non nasce casualmente, piuttosto è frutto di un esito di voto che sta portando i partiti del centrosinistra a riflessioni profonde e spero costruttive».