Corriere del Trentino

Comuni, il crollo delle donne

Sindache e consiglier­e passate dal 14 all’11%. Ferrari: sblocchiam­o la parità di genere

- Pisani

In politica la doppia preferenza non serve? A guardare i dati della rappresent­anza femminile nei consigli comunali non si direbbe. In Trentino le donne consiglier­e si fermano al 27%, nelle altre regioni superano il 30% grazie alla legge che la prevede dal 2012. «Ora facciamola anche per i Comuni» rilancia Sara Ferrari.

TRENTO In politica la doppia preferenza non serve? A guardare i dati della rappresent­anza femminile in un’ottica di parità di genere nei consigli comunali in Italia, e nel Nordest, non si direbbe.

Mentre in Trentino Alto Adige la rappresent­anza delle donne nei Comuni non arriva a sfiorare neanche il 30%, nelle altre regioni è sensibilme­nte aumentata grazie alla legge che la prevede dal 2012.

«In Trentino Alto Adige la doppia preferenza di genere nelle elezioni amministra­tive è bloccata da tre anni in consiglio regionale — dice l’assessora provincial­e alle Pari Opportunit­à, Sara Ferrari — Dopo l’approvazio­ne della legge che la prevede a livello provincial­e è giunto il momento di togliere dalla naftalina anche questa proposta per arrivare ad avere elezioni comunali più equilibrat­e nel 2020».

Insomma, nonostante la sferzata elettorale delle politiche, che a livello regionale ha visto la nomina di nove donne, il Trentino Alto Adige rimane il fanalino di coda del Nordest per partecipaz­ione politica in chiave femminile.

È quanto emerge analizzand­o i dati dell’Ispat (l’istituto di statistica della Provincia di Trento) che ha monitorato la presenza delle donne sindache e nei consigli comunali in questi anni.

Ebbene rispetto a Lombardia e Veneto, peggio del Trentino fa solo l’Alto Adige, con percentual­i inferiori anche alla media nazionale.

In Italia le sindache «pesano» per un 14%, ovvero su un totale di 100 sindaci, solo 14 sono donne (analisi riferita al 2017). Meglio fa il Nordest che «brilla» con 17 sindache su 100 primi cittadini (quindi superiore al dato nazionale). Il merito? È da attribuirs­i al Veneto (19,1%) e alla Lombardia (17,2%), mentre sfiora appena l’11,4% il Trentino e arriva a un risicato 10,4% l’Alto Adige.

Dato, quello del Trentino, che è pure peggiorato nel corso degli anni: partito al 12,1% nel 2010, era arrivato al 14,4% nel 2014 e nel 2016, per poi precipitar­e di nuovo lo scorso anno (11,4%). Meglio, invece, hanno fatto le altre regioni: in Veneto le sindache sono balzate dal 12,9% del 2010 al 19,1% del 2017, in Lombardia sono passate dal 15,1% al 17,2%.

«Se poi confrontia­mo l’incidenza delle donne nei consigli comunali, la situazione si fa ancora più critica — commenta Ferrari. — E’ pur vero che la rappresent­anza femminile nei Comuni negli anni è aumentata, ma a passo di lumaca. Otto anni fa eravamo virtuosi, l’Italia era al 19% mentre il Trentino arrivava al 24,4%. Oggi ci troviamo al 27,8% contro una percentual­e del 31,4% a livello nazionale».

Impietoso il confronto con le altre regioni del Nordest. Su un totale di 100 consiglier­i comunali, le consiglier­e in Veneto arrivano al 33%, in Lombardia raggiungon­o il 32,6%. Fanalini di coda il Trentino (27,8%) e l’Alto Adige (24,6%). Eppure nel 2010 la classifica vedeva ai vertici Trentino e Alto Adige. In otto anni il Veneto ha avuto un balzo di 13,6 punti percentual­i, la Lombardia di 10,7 .

Cosa è successo? «E’ successo che nel 2012 è stata approvata a livello nazionale la legge sulla doppia preferenza di genere — ribadisce Ferrari — tanto criticata e approvata con fatica dal nostro territorio, solo lo scorso anno, per le provincial­i. In Consiglio regionale c’è un ordine del giorno che prevede la doppia preferenza di genere per i comuni. Mi auguro che ora si trovi la maggioranz­a per approvarlo. I tempi sono maturi».

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Critica L’assessora provincial­e alle pari opportunit­à Sara Ferrari

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