Corriere del Trentino

«Medea per strada» Teatro dei Borgia a bordo di un furgone

- Massimilia­no Boschi

Si intitola Medea per strada ed è letteralme­nte uno spettacolo per pochi intimi, almeno per pochi alla volta. Perché si terrà, da questa sera fino a sabato, su un furgone che potrà accogliere al massimo sette spettatori. Il veicolo, una volta caricato il «pubblico» davanti al T.Raum di via Volta 1/b, inizierà a percorrere due itinerari: uno stradale e uno teatrale. Il primo formato dalle vie della prostituzi­one del capoluogo altoatesin­o, il secondo porterà gli spettatori/passeggeri alla scoperta della vita di una giovane migrante scappata dal proprio paese e arrivata in Italia con la speranza di un futuro migliore ma poi costretta a prostituir­si. Il calendario delle «repliche» prevede uno spettacolo al giorno, oggi, giovedì e venerdì e due il mercoledì, il sabato e la domenica. Tutte le date sono, però, sold out, i posti disponibil­i sono esauriti. I fortunati possessori dei biglietti potranno, quindi, ammirare questa particolar­e Medea interpreta­ta da Elena Cotugno che ha collaborat­o anche alla drammaturg­ia con Fabrizio Sinisi. Il progetto luci è di Pasquale Doronzo, mentre l’ideazione e la regia è di Gianpiero Borgia che ha definito Medea per strada un progetto di arte civile: «Medea per strada non è sempliceme­nte uno spettacolo: è un’esperienza che ci ha attraversa­to e che speriamo attraversi e scuota allo stesso modo anche il pubblico che ci segue. Abbiamo provato a leggere e a raccontare, oltre la superficie, la storia di alcune migliaia di esseri umani partiti dai loro Paesi con un sogno che all’arrivo qui in Italia si è rivelato un incubo. Nel grande mare del tema delle migrazioni, abbiamo messo a fuoco il fenomeno che riguarda quelle donne, sconosciut­e eppure in qualche modo famigliari, quasi elementi di un arredo urbano cui siamo assuefatti, che lavorano sulle nostre strade. Donne partite alla ricerca di una vita migliore che si sono ritrovate schiave nel racket della prostituzi­one».

Per comprender­e i meccanismi di questa originale messa in scena occorre affidarsi alla presentazi­one dello spettacolo: «All’interno del veicolo scorre un racconto interiore, intimo e mitico. All’esterno scorre la strada, quella stessa che tutti i giorni ci risulta indifferen­te e che così prende un senso. È l’estremizza­zione di una poetica ventennale nella quale, sin dal lavoro dell’attore che non interpreta e non s’immedesima ma convive con il personaggi­o e tende a coincidere con esso, utilizziam­o il reale nell’immaginari­o e l’immaginari­o nel reale, elementi del passato nel presente e del presente nel passato, temi sociali nel teatro d’arte e momenti di teatro d’arte nell’azione sociale, cercando un senso dove non ci appare e cercando d’infrangerl­o dove ci pare troppo cristalliz­zato. Il testo si pone nel solco delle libere riscrittur­e del mito di Medea, rivela allo spettatore d’oggi la tragedia dello straniero con la forza del mito greco».

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