L’eleganza del Quartetto Van Kuijk
L’ensemble a Trento: «Il talento non basta, servono fortuna e pratica»
Il Quartetto Van Kuijk protagonista oggi alle 20.30 alla Sala Filarmonica di Trento per la stagione dei concerti. Un quartetto fondato nel 2012 a Parigi, scelto per partecipare al programma della BBC New Generation Artists.
Cosa ha significato per voi?
«É stata un’immensa opportunità poter registrare ogni quartetto che eseguivamo durante l’anno come fosse un ricordo di ogni periodo della nostra formazione. Ed è stato un modo per farci conoscere dal pubblico britannico».
Ascoltando le vostre esecuzioni, specie quelle del repertorio francese del tardo ‘800, si notano pulizia e eleganza nel cercare di esprimere la delicatezza dei compositori di quel periodo (Cauchon, Debussy e Ravel). Si può dire che perseguite una specifica ricerca sonora?
«Il repertorio francese è estremamente colorato e lascia maggior spazio alla musica per fluire da sé, rispetto al repertorio tedesco e austriaco. All’inizio, non si andava molto d’accordo con i movimenti lenti di Debussy, perché cercavamo di imporci sulla musica che stavamo suonando. Poi abbiamo deciso di lasciarla fluire da sola, senza doverla definire; ascoltavamo solamente il suono di ognuno, senza regolare nulla. Questo approccio rende l’esecuzione molto più “reale”, poiché mentre suoni ti mette in contatto con le tue sensazioni».
Il vostro successo è stato coronato dalle ultime partecipazioni, quali Ngt e Echo. Quanto è importante il talento?
«Non ci piace troppo la parola talento, nel senso di qualcosa con cui nasci o meno. La realtà è molto più variegata: alcuni musicisti hanno particolari doti tecniche, altri possiedono una grande ispirazione, altri entrambe… Ma ciò che per noi rende speciale un musicista è la conoscenza che ha di sé stesso, delle sue qualità e della sua umiltà. La cosa positiva di un quartetto è che si può lavorare insieme e imparare uno dall’altro. Alla fine, di talento basta un 20 per cento, poi ci vogliono fortuna e pratica».