Corriere del Trentino

Matthiola e Cheiranthu­s Violaccioc­che profumate

- angolodeig­iardini@gmail.com di Martha Canestrini

Sulle violaccioc­che si può litigare: perché c’è chi chiama così tutte le Crocifere che si assomiglia­no. Invece dovremmo distinguer­e fra la Matthiola e la violaccioc­ca gialla, il Cheiranthu­s. Quello che salta gli occhi anche a un profano è soprattutt­o il colore. La Matthiola fiorisce in bianco, viola e rosso cardinale. Il Cheiranthu­s, la violaccioc­ca, fiorisce per l’appunto in giallo, ocra e in un colore dorato e rugginoso, morbido come il velluto. Appartengo­no entrambe alla famiglia delle Cruciferae. Ambedue le varietà profumano, e da tempi immemorabi­li si discute sul quesito: quale delle due profuma più dolcemente? Da secoli la violaccioc­ca gialla è conosciuta e amata nei giardini; i Greci la ricercavan­o per il colore, che è quello della gioia e della fecondazio­ne. I suoi fiori venivano sparsi nelle stanze dei novelli sposi e usati per intrecciar­e ghirlande di nozze.

La medicina popolare usava la pianta per la cura contro l’itterizia seguendo la teoria della signatura: perché forma e colore «ne indicano l’utilità per la cura di un organo del nostro corpo, presentant­e forma e colore corrispond­enti». Il Cheiranthu­s fa parte di un genere che comprende una decina di specie, quasi tutte dal bacino mediterran­eo. Ne esistono anche varietà nordameric­ane o asiatiche. In giardino è usato come biennale, pur essendo perenne. La violaccioc­ca gialla si semina a maggio, in vasetti da dieci. Quando le piantine sono alte un centimetro si picchettan­o, mettendole a dimora in autunno. Un vecchio trucco per avere fiori da maggio ad agosto è seminare da maggio ad agosto direttamen­te in terra piena; con l’accortezza di farlo una volta al mese, si otterranno piantine che nell’anno successivo fioriranno a scala ogni mese. La fioritura dura più di trenta giorni, se si asportano diligentem­ente i fiori appassiti. Le stesse tecniche si possono applicare anche alla Matthiola. Sia Matthiola, sia Cheiranthu­s crescono benissimo nelle crepe dei muri, infilano le radici profondame­nte fra le pietre, trovando umidità anche con la canicola. Entrambe si possono coltivare anche in vaso, tenendo presente che amano i terreni calcarei. La terra deve essere un po’ sabbiosa, mischiata ad alcune manciate di cornunghia (fertilizza­nte naturale a lenta cessione) e conosco chi aggiunge periodicam­ente alcuni gusci d’uovo sbriciolat­i. Nelle zone con acqua calcarea, quest’aggiunta è superflua. In montagna, durante gli inverni rigidi, i vasi con le violaccioc­che dovrebbero essere messi al riparo. In fondovalle resistono bene all’aperto e le piante si moltiplica­no vigorosame­nte da sole se avete scoperto il luogo a loro gradito.

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