Matthiola e Cheiranthus Violacciocche profumate
Sulle violacciocche si può litigare: perché c’è chi chiama così tutte le Crocifere che si assomigliano. Invece dovremmo distinguere fra la Matthiola e la violacciocca gialla, il Cheiranthus. Quello che salta gli occhi anche a un profano è soprattutto il colore. La Matthiola fiorisce in bianco, viola e rosso cardinale. Il Cheiranthus, la violacciocca, fiorisce per l’appunto in giallo, ocra e in un colore dorato e rugginoso, morbido come il velluto. Appartengono entrambe alla famiglia delle Cruciferae. Ambedue le varietà profumano, e da tempi immemorabili si discute sul quesito: quale delle due profuma più dolcemente? Da secoli la violacciocca gialla è conosciuta e amata nei giardini; i Greci la ricercavano per il colore, che è quello della gioia e della fecondazione. I suoi fiori venivano sparsi nelle stanze dei novelli sposi e usati per intrecciare ghirlande di nozze.
La medicina popolare usava la pianta per la cura contro l’itterizia seguendo la teoria della signatura: perché forma e colore «ne indicano l’utilità per la cura di un organo del nostro corpo, presentante forma e colore corrispondenti». Il Cheiranthus fa parte di un genere che comprende una decina di specie, quasi tutte dal bacino mediterraneo. Ne esistono anche varietà nordamericane o asiatiche. In giardino è usato come biennale, pur essendo perenne. La violacciocca gialla si semina a maggio, in vasetti da dieci. Quando le piantine sono alte un centimetro si picchettano, mettendole a dimora in autunno. Un vecchio trucco per avere fiori da maggio ad agosto è seminare da maggio ad agosto direttamente in terra piena; con l’accortezza di farlo una volta al mese, si otterranno piantine che nell’anno successivo fioriranno a scala ogni mese. La fioritura dura più di trenta giorni, se si asportano diligentemente i fiori appassiti. Le stesse tecniche si possono applicare anche alla Matthiola. Sia Matthiola, sia Cheiranthus crescono benissimo nelle crepe dei muri, infilano le radici profondamente fra le pietre, trovando umidità anche con la canicola. Entrambe si possono coltivare anche in vaso, tenendo presente che amano i terreni calcarei. La terra deve essere un po’ sabbiosa, mischiata ad alcune manciate di cornunghia (fertilizzante naturale a lenta cessione) e conosco chi aggiunge periodicamente alcuni gusci d’uovo sbriciolati. Nelle zone con acqua calcarea, quest’aggiunta è superflua. In montagna, durante gli inverni rigidi, i vasi con le violacciocche dovrebbero essere messi al riparo. In fondovalle resistono bene all’aperto e le piante si moltiplicano vigorosamente da sole se avete scoperto il luogo a loro gradito.