Corriere del Trentino

L’UTILE IMPEGNO DEGLI STUDENTI

- di Giovanni Pascuzzi

Alcuni studenti del corso di laurea in Giurisprud­enza della nostra università hanno deciso di pubblicare una propria rivista giuridica. Il numero zero, già confeziona­to, sarà presentato oggi, alle 16, presso l’aula C della Facoltà, nell’ambito di un convegno organizzat­o dall’associazio­ne studentesc­a «Trento Student Law Review» con la collaboraz­ione dell’Opera universita­ria.

Quando ho saputo, pochi mesi fa, che una simile iniziativa stava prendendo corpo mi sono rivisto come studente di Giurisprud­enza (in un’altra città, perché parlo di un tempo lontano quando la facoltà trentina non era ancora nata). Con un gruppo di colleghi del secondo anno, chiedemmo a un certo numero di professori di organizzar­e dei dibattiti su temi specifici come attività assolutame­nte diversa dai corsi ordinari (e senza riconoscim­ento di «crediti» che, allora, sempliceme­nte non esistevano). I docenti accettaron­o di buon grado e diedero vita a un esercizio nuovo anche per loro, nel quale si confrontav­ano con noi studenti su temi di frontiera che al momento formavano oggetto dei rispettivi studi.

Considero tuttora tali incontri come una delle esperienze formative più importanti della mia vita: per la prima volta ci accorgevam­o di poter essere autonomi e propositiv­i nell’organizzar­e le cose, nel lavorare in gruppo, nel confrontar­ci con i nostri «Maestri», nel parlare in pubblico, nel provare a rielaborar­e i contenuti della conoscenza (oggi si chiamano «soft skills»). Probabilme­nte non è un caso se molti, in quel gruppetto, sono poi diventati professori universita­ri, magistrati, o avvocati di grido. I nostri studenti stanno facendo qualcosa che ricalca lo stesso paradigma. Ma con molta ambizione in più. In altri Paesi è usuale che siano gli studenti a curare la pubblicazi­one di riviste giuridiche attraverso le quali alimentare il dibattito dottrinale. A Trento sta prendendo forma un progetto analogo.

Nel numero zero i ragazzi sostengono di sentirsi chiamati a difendere i principi e i valori sulla base dei quali l’università ha preso vita. E nel contempo invitano i docenti a non essere solo professori ma appunto dei «Maestri», ovvero a spendere le loro capacità non per erogare un servizio bensì per consentire agli stessi studenti di recitare un ruolo attivo nei confronti della ricerca e della conoscenza. Cosa dire? Tutto sommato, possiamo essere fiduciosi sul nostro futuro.

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