Usa cannabis, condannato Mattarella concede la grazia
Valcanover: «Provvedimento fondato». La Cassazione aveva rigettato l’istanza
«Finalmente è arrivata». L’avvocato Fabio Valcanover ha annunciato ieri che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso la grazia a un suo assistito, condannato a 5 mesi e 10 giorni perché trovato in possesso di 3 etti di marijuana e tre piantine di canapa. Il cliente dell’avvocato trentino è gravemente malato e secondo il suo difensore avrebbe usato la marijuana solamente a scopo terapeutico. L’istanza alla Cassazione era stata rigettata.
TRENTO «Alla fine è arrivata». Una liberazione, spirituale e giuridica. L’avvocato Fabio Valcanover ha annunciato di aver ricevuto ieri il decreto presidenziale di grazia per un suo assistito, condannato dalla Corte d’appello di Trento a cinque mesi e dieci giorni di reclusione (nonché al pagamento di una sanzione di 800 euro) per aver coltivato alcune piante di marijuana e per il possesso di sostanza.
Sulla base dell’articolo 87 della Costituzione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accolto la domanda dell’avvocato trentino e del suo assistito inviata lo scorso 7 luglio, due mesi dopo che la Corte di Cassazione aveva rigettato il ricorso alla sentenza di secondo grado.
Il cliente di Valcanover è affetto da sieropositività, soffre di diabete mellito, di epatite cronica e di altre patologie. Gravi problemi di salute documentati da più di una relazione medica nel corso degli anni, tra cui quella dell’azienda sanitaria provinciale che certifica già dal 2003 un’invalidità del 100% e totale inabilità lavorativa.
I guai legali iniziano nel 2014, quando nella sua abitazione vengono trovati 298 grammi di marijuana suddivisi in 17 vasetti di vetro e finisce a processo per possesso di stupefacenti ai fini di spaccio. Secondo la difesa, però, la marijuana viene assunta esclusivamente perché riesce ad alleviare i dolori dovuti alle patologie e permette di rispondere meglio alle cure, attenuandone gli effetti collaterali. In casa c’erano però anche tre piante di marijuana, che secondo la difesa sarebbero state coltivate per evitare di doversi procurare la sostanza ricorrendo al mercato clandestino. La Procura chiede una pena di 8 mesi di reclusione ma il giudice Carlo Ancona decide per l’assoluzione sulla base degli esiti della consulenza medico legale di parte, che afferma la compatibilità dell’uso dei principi attivi contenuti nella cannabis coltivata rispetto alle patologie.
La sentenza di primo grado viene però impugnata e la vicenda finisce di fronte alla Corte d’appello, che il 20 maggio 2015 condanna l’assistito di Valcanover a 5 mesi e 10 giorni di reclusione.
L’avvocato trentino decide quindi di ricorrere in Cassazione ma la Suprema Corte rigetta la sua istanza rendendo definitiva la condanna il 28 aprile 2017.
Nel frattempo, però, la giunta provinciale approvato una delibera sulle «Disposizioni relative all’erogazione a carico del servizio sanitario provinciale di preparazioni galeniche magistrali a base di cannabis per uso medico» indicando le condizioni per la prescrivibilità dei preparati terapeutici, tra le quali figurano anche quelle lamentate dal cliente di Valcanover. È la fine di maggio del 2016 e tre mesi più tardi l’azienda sanitaria approva una delibera con la quale si adegua alle nuove disposizioni. L’assistito dell’avvocato si sottopone quindi a diverse visite per ottenere le certificazioni che consentano la prescrizione dei farmaci contenenti i principi attivi della cannabis, forniti gratuitamente dalla Provincia, e nelle quali viene inoltre documentata l’inefficacia delle terapie convenzionali per il caso in questione.
Il 10 maggio scorso, però, arriva la notifica dell’ordine di carcerazione. A quel punto l’unica possibilità è ricorrere al Capo dello Stato. Un percorso lungo e difficile a cui la firma del presidente Mattarella ha posto la parola «Fine».
«Bello e fondato il provvedimento del presidente della Repubblica — commenta Valcanover — Con questo atto il Capo dello Stato ha dimostrato di saper tenere la barra dritta anche in questo caso».
La Costituzione L’articolo 87 della norma consente al Capo dello Stato di concedere la grazia