Corriere del Trentino

Mag di Riva, doppia inaugurazi­one

Guerra e pace, da domani «No War No Peace» e «Kriegsmale­r. I fratelli Stolz»

- di Gabriella Brugnara

«Volevamo dedicare un intero progetto alla chiusura del centenario della Grande Guerra, ci siamo allora chiesti da quali prospettiv­e affrontare un tema così importante e allo stesso tempo al centro dell’attenzione di molti. Da questa riflession­e è scaturito Guerre e Pace |

1918-2018, il progetto che inauguriam­o venerdì con due mostre, cui se ne aggiungerà un’altra a giugno in contempora­nea con l’apertura dei forti del Brione».

Ci introduce con questo sguardo Claudia Gelmi, curatrice del Museo Alto Garda, alla stagione 2018 del Museo di Riva del Garda che sarà aperta domani alle 18 con una duplice inaugurazi­one: la mostra all’insegna del complesso ossimoro No War No Peace e quella che offre una visione sui Kriegsmale­r. I fratelli Stolz | Pittori dal fronte di Riva del Garda 1915-1916.

«Due esposizion­i che in certo modo si completano — osserva Gelmi — una storica dedicata ai Kriegsmale­r, che propone un ciclo di opere provenient­i dal Museo Rudolf Stolz di Sesto, in Alta Pusteria. Si documenta la vita al fronte sopra Riva del Garda tra il 1915 e il 1916, che durante la Grande Guerra costituisc­e una terra di confine».

A quell’epoca, il battaglion­e degli Standschüt­zen di Bolzano era infatti di stanza nell’Alto Garda e i fratelli Albert e Rudolf Stolz furono arruolati nella Compagnia come pittori di guerra. Da tale esperienza prende origine un ciclo di una trentina tra disegni e dipinti, che restituisc­ono la quotidiani­tà dei soldati dell’Impero austrounga­rico al fronte. Trincee, pattugliam­enti, trasporti di artiglieri­a, esercitazi­oni di tiro, scene di vita venivano prima schizzati e poi completati con precisione ad acquerello, guazzo, matita o pastello.

«Non volevamo però soffermarc­i solo sul ricordo del Centenario e farne una commemoraz­ione memorialis­tica — riprende la curatrice — ma creare un collegamen­to con il contempora­neo attraverso No War No Peace, che ci riporta all’interrogat­ivo dal quale ha preso vita la nostra riflession­e attorno all’anniversar­io della conclusion­e della Prima guerra mondiale: che cosa ha significat­o la fine della guerra, e che cosa significa parlare di pace? Si tratta di una pace effettiva o, come spesso accade ed è accaduto anche un secolo fa, si gettano le basi per future ostilità?». No War No Peace è realizzata dal Mag in collaboraz­ione con Associazio­ne 46° Parallelo | Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, a cura di Andrea Tomasi e della stessa Gelmi su un progetto di Raffaele Crocco.

Per provare a dare risposta a questi quesiti il Museo di Riva del Garda propone un excursus che attraversa il secolo, sottolinea­ndo alcune date emblematic­he tra il 1918 e il 2018. Si parte dalle installazi­oni al piano terra del museo — costituite dalle immagini del fotoreport­er Fabio Bucciarell­i, dalle strutture create dallo studio di architettu­ra Weber+Winterle, da video storici, interviste e materiale di approfondi­mento consultabi­le attraverso touch screen — che richiamano i diversi e così simili «dopo» che accomunano i momenti della fine dei conflitti, raccontand­one le contraddiz­ioni e le criticità. Le foto di Bucciarell­i, in particolar­e, «restituisc­ono l’immaginari­o del tema delle migrazioni — aggiunge Gelmi —. Una pace quali conseguenz­e ha? Spesso le fragili condizioni sociali ed economiche che ne derivano producono proprio la fuga di molte persone» — conclude.

A giugno, poi i conflitti saranno narrati attraverso la fotografia contempora­nea di Paolo

Ventura. Racconti di guerra. E, fuori dal museo, saranno riaperti i forti del Monte Brione, in particolar­e Forte Garda avrà un ulteriore piano visitabile.

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In mostra Opera dei fratelli Stolz

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