INTERPRETARE LE ASPIRAZIONI
Anche a Trento alcune persone si sono presentate al Caf Cgil a chiedere informazioni sul reddito di cittadinanza e sulle modalità per ottenerlo. Del resto Riccardo Fraccaro, esponente trentino dei 5 Stelle, lo aveva proposto come un tema caldo in campagna elettorale. Non c’è dubbio che si tratti di persone disinformate, ma non credo che chi ha chiesto lumi su una proposta non ancora diventata legge voglia semplicemente sfruttare prima possibile una facile opportunità di reddito. Non credo nemmeno che si tratti di veri «poveri». Ritengo invece siano cittadini che, è la mia ipotesi, vedono in tale più che discutibile progetto una sorta di risarcimento per un’evidente mancanza di riconoscimento sociale, per un’assenza di significanza, simbolica prima che materiale, delle proprie capacità, delle proprie prerogative, del proprio valore. Per capire questo profondo scontento, teniamo conto di come sia venuto meno quel tipo di associazionismo, penso alle sezioni dei partiti e dei sindacati, che dal dopoguerra in poi aveva consentito forme di appartenenza ideale e personale in cui i problemi, le aspirazioni o i motivi di lotta erano condivisi e vissuti collettivamente. Ognuno appare oggi molto più isolato di fronte alle difficoltà. La sofferenza sociale sembra essere aumentata e una rabbia fredda e consapevolmente distruttiva appare l’unica valvola di sfogo.
Aristotele ci aiuta a capire: «Ci si adira quando si soffre. E colui che soffre aspira a qualcosa». Considerare la rabbia solo come una reazione irrazionale è fuorviante. La rabbia è la reazione a una mancanza di riconoscimento collettivo. È un modo di difendersi quando ci si sente invisibili o non rispettati, e genera sofferenza. Ma contiene anche una forma di aspirazione a vedere le proprie aspettative realizzate, a veder premiati i propri sforzi. Molti sono i giovani intelligenti e motivati nelle aule universitarie. Alcuni hanno un vero, quasi smodato amore per lo studio e per la cultura, sono psicologicamente affilati dalla competitività, ma non cercano solo una professione remunerativa. Hanno grandi aspirazioni. Soffrono, e gelidamente si arrabbiano. Disprezzano la politica che non li ascolta e preferiscono la provocazione di proposte che sanno essere insensate. Alcuni politici strafurbi hanno capito che cavalcare la rabbia paga; bisogna invece imparare a conoscerla. E capire che le aspirazioni sono una cosa seria. Se la politica non le riconosce non troverà mai soluzioni, nemmeno provvisorie.