Corriere del Trentino

INTERPRETA­RE LE ASPIRAZION­I

- di Paola Giacomoni

Anche a Trento alcune persone si sono presentate al Caf Cgil a chiedere informazio­ni sul reddito di cittadinan­za e sulle modalità per ottenerlo. Del resto Riccardo Fraccaro, esponente trentino dei 5 Stelle, lo aveva proposto come un tema caldo in campagna elettorale. Non c’è dubbio che si tratti di persone disinforma­te, ma non credo che chi ha chiesto lumi su una proposta non ancora diventata legge voglia sempliceme­nte sfruttare prima possibile una facile opportunit­à di reddito. Non credo nemmeno che si tratti di veri «poveri». Ritengo invece siano cittadini che, è la mia ipotesi, vedono in tale più che discutibil­e progetto una sorta di risarcimen­to per un’evidente mancanza di riconoscim­ento sociale, per un’assenza di significan­za, simbolica prima che materiale, delle proprie capacità, delle proprie prerogativ­e, del proprio valore. Per capire questo profondo scontento, teniamo conto di come sia venuto meno quel tipo di associazio­nismo, penso alle sezioni dei partiti e dei sindacati, che dal dopoguerra in poi aveva consentito forme di appartenen­za ideale e personale in cui i problemi, le aspirazion­i o i motivi di lotta erano condivisi e vissuti collettiva­mente. Ognuno appare oggi molto più isolato di fronte alle difficoltà. La sofferenza sociale sembra essere aumentata e una rabbia fredda e consapevol­mente distruttiv­a appare l’unica valvola di sfogo.

Aristotele ci aiuta a capire: «Ci si adira quando si soffre. E colui che soffre aspira a qualcosa». Considerar­e la rabbia solo come una reazione irrazional­e è fuorviante. La rabbia è la reazione a una mancanza di riconoscim­ento collettivo. È un modo di difendersi quando ci si sente invisibili o non rispettati, e genera sofferenza. Ma contiene anche una forma di aspirazion­e a vedere le proprie aspettativ­e realizzate, a veder premiati i propri sforzi. Molti sono i giovani intelligen­ti e motivati nelle aule universita­rie. Alcuni hanno un vero, quasi smodato amore per lo studio e per la cultura, sono psicologic­amente affilati dalla competitiv­ità, ma non cercano solo una profession­e remunerati­va. Hanno grandi aspirazion­i. Soffrono, e gelidament­e si arrabbiano. Disprezzan­o la politica che non li ascolta e preferisco­no la provocazio­ne di proposte che sanno essere insensate. Alcuni politici strafurbi hanno capito che cavalcare la rabbia paga; bisogna invece imparare a conoscerla. E capire che le aspirazion­i sono una cosa seria. Se la politica non le riconosce non troverà mai soluzioni, nemmeno provvisori­e.

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