La simbologia di via Segantini Dall’Ulivo al Carroccio
La sala della cooperazione di via Segantini a Trento è stata per anni il domicilio del centrosinistra autonomista. Qui celebravano i congressi Margherita e Ds — e poi i loro eredi —, qui Romano Prodi, forte di un antico legame con il territorio, teneva i suoi comizi nell’era ulivista, qui è transitato anche Matteo Renzi. Non è solo un’affinità elettiva, ma anche di consenso perché la «cooperazione bianca» è stata uno dei pilastri di affermazione del centrosinistra nel tempo post-democristiano.
La scelta di Matteo Salvini di glorificare, ieri sera, nel quartier generale della cooperazione l’exploit della Lega alle elezioni politiche ha dunque il significato di una sfida. L’incontro avvia, infatti, la «campagna d’ottobre» per le elezioni provinciali come lo stesso leader della Lega ha dichiarato all’indomani del successo alla nostra Marika Damaggio: «Il Trentino è una delle realtà che mi dà più orgoglio e mi consegna maggiori responsabilità. Ora vogliamo governare la Provincia».
Il 4 marzo ha marcato l’omologazione del Trentino al voto del Nordest e chiuso un ciclo storico con la sconfitta di alcuni suoi fondatori (Lorenzo Dellai in testa). In questa breccia alimentata dalla crisi della cooperazione e del blocco sociale che sorregge il centrosinistra, avanza l’idea corsara (o l’illusione?) del centrodestra di spegnere un’anomalia fiorita nel 1998 con la nascita della Margherita. Non sarà semplice né automatico perché le provinciali rispondono ad altri criteri di consenso e cambierà anche la consistenza dell’elettorato. Per entrambi gli schieramenti la battaglia elettorale sull’Adige sarà, comunque, politicamente lo spartiacque di un nuovo corso.