Bellezze e contraddizioni «sotto il cielo dell’Australia»
Nel nuovo libro di Buffa le vibrazioni down-under
Dopo la Transiberiana, la Transmongolica e gli Usa coast-to-coast, Mauro Buffa, direttore dell’Istituto culturale mocheno, esplora un continente che ancora oggi costituisce un altrove per l’immaginario occidentale.
È da poco giunto in libreria, infatti, il suo Sotto il cielo dell’Australia. Tra città e deserti
del continente down under (Ediciclo), un libro che è molto più di una guida. Con uno stile narrativo che intreccia pagine che si fanno racconto ad altre in cui prevale l’urgenza di catturare quasi «l’anima dei luoghi», Buffa conduce tra le bellezze e le contraddizioni dell’Australia, tra globalizzazione e antiche radici, con lo sguardo sempre attento a leggere quanto si può cogliere oltre il dato fisico. Capace di afferrare le sottili vibrazioni delle piccole e grandi cose, inizia il racconto con un prologo dedicato a Perth.
Appena superato il controllo passaporti, l’autore e Antonio, il suo compagno di viaggio, sono sottoposti a un’inattesa ispezione: «Non cercano armi o droga e non usano il metal detector. Il cartello è chiaro: vietato importare carni, uova, pollame, piante e semi», osserva.
Ed ecco la prima digressione su una delle fragilità dell’Australia, che per il suo isolamento rispetto agli altri continenti è diventata con il trascorrere dei millenni una miniera di biodiversità. Tuttavia nel presente «questa infinita ricchezza è a rischio per via dei mutamenti climatici».
Buffa rimane poi colpito dalla commistione di razze e culture in cui si sente immerso: «Se non sapessi dove mi trovo difficilmente riuscirei ad attribuire questa città a un paese o una cultura», commenta.
Il viaggio prende quindi inizio all’insegna di un ritmo lento, e viene affrontato con l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici con l’intento di intrattenere un rapporto più autentico con le persone e con il paesaggio. La direzione è da Ovest verso Est, a bordo del «treno del deserto» - l’Indian Pacific, la seconda ferrovia più lunga al mondo dopo la Transiberiana - che va dall’oceano Indiano al Pacifico. Dopo pochi giorni che gli sembrano un’eternità, Buffa scende alla stazione caldissima e affollata di Sidney, punto di partenza per la visita della città con l’Opera House e l’Harbour Bridge. È in quella zona, percorrendo delle vie secondarie, che avviene il primo incontro con un aborigeno «che non lascia indifferenti, perché è ridotto in condizioni pietose. Sudicio e coperto di stracci, con unghie lunghissime che gli impediscono quasi di usare le mani, non è un semplice barbone ma piuttosto il prodotto di scarto di una società che ha tolto tutto a chi questa terra la abitava da sempre».
L’avventura culmina con la visita a Uluru, il luogo simbolo sacro agli aborigeni, per poi concludersi a Melbourne.