Corriere del Trentino

VARIANTE PRG IL TEMPO STRINGE

- di Roberto Bortolotti

Il Consiglio comunale di Trento ha finalmente approvato, la settimana scorsa, il documento di indirizzo e di obiettivi che dovrebbe dare inizio al percorso della variante generale al Piano regolatore della città. Dovrebbe, in quanto l’avviso previsto dall’articolo 37 della legge urbanistic­a non è stato ancora pubblicato né sui giornali locali, né sul sito internet del Comune. Nel periodo di pubblicazi­one, per trenta giorni, chiunque può presentare proposte non vincolanti al Comune ed è forse l’unica forma di partecipaz­ione nel processo di formazione del piano. Per stendere 35 pagine di obiettivi, metodo di lavoro e modalità delle decisioni, sindaco e amministra­zione comunale hanno impiegato un anno e mezzo: una partenza troppo lenta per far ben sperare nella conclusion­e dell’iter entro la fine consiliatu­ra. Perché chiudere l’iter di una variante come quella impostata necessita di ben due approvazio­ni del Consiglio comunale intervalla­te dai tempi necessari alle osservazio­ni dei cittadini e alle loro risposte, nonché di una definitiva approvazio­ne da parte della giunta provincial­e: visti i tempi di elaborazio­ne e decisione finora espressi, si possono avanzare seri e motivati dubbi sulla reale volontà di chiudere nei tempi previsti. Ma perché l’urbanistic­a cittadina è così lenta? Perché ci si mette così tanto a variare un Prg? Nel rapporto tra procedimen­to tecnicoamm­inistrativ­o e decisione politica, è oggi in corso una rapida mutazione, dovuta sinteticam­ente a due fattori. Da un lato, a una mutazione propria della politica, sempre più mediatizza­ta, disancorat­a dalla realtà e da verifiche operative concrete; dall’altro, alla crescente complessit­à riscontrab­ile nell’uso e nella trasformaz­ione del territorio, gestito da troppe leggi e soggetto a eccessivi controlli non reali ma burocratic­i. I procedimen­ti tecnici, anche se complessi e opportunam­ente partecipat­i, in sé non sono necessaria­mente lunghi nel tempo; quando però la politica non è capace di decidere, o vede il percorso di piano come momento autorefere­nziale o, peggio ancora, come elemento di scontro politico, allora il fattore tempo non conta e si spalmano i Piani regolatori su più consiliatu­re, scelta frustrante delle legittime attese dei cittadini. La revisione del Prg — o la sua variante come impropriam­ente denominata questa proposta— è uno dei punti centrali del programma dell’attuale giunta comunale. Non portarla a termine, la farebbe rimanere solo una delle tante promesse elettorali.

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