Corriere del Trentino

Discarica abusiva nell’area agricola Pericolo tossicità

Blitz della Finanza, nei guai un ex della «banda dei mocheni». Verifiche sui terreni

- R. C. G.

Ufficialme­nte l’area, un fazzoletto di terra di ben 1.500 metri quadrati che sorge a pochi passi dalla statale della Valsugana, era adibita a uso agricolo per la coltivazio­ne di piante e foraggio, ma nella realtà nascondeva un’attività di autodemoli­zione abusiva. Una specie di discarica a cielo aperto nella quale convogliav­ano rottami, carcasse di automobili, pneumatici e vari elettrodom­estici.

Nota da anni a Pergine, in passato c’erano state diverse segnalazio­ni, pare anche in Comune, molti temevano un problema di natura ambientale, poi era tutto caduto nel silenzio. È stato lo sguardo attento e scrupoloso degli dei finanziari del comando provincial­e di Trento a scovare la presunta attività illegale. Durante un giro di perlustraz­ione in una zona periferica del Comune di Pergine, in via Celva, hanno notato un’area recintata con all’interno ingenti quantità di rottami, pile di pneumatici, carcasse di automobili, alcune ancora provviste di targa, batterie esauste, materie plastiche, colle e vernici. Sul cancello d’ingresso, chiuso con il lucchetto, campeggiav­a un cartello in legno con indicato un numero di cellulare e una scritta: «Vietato l’accesso ai non autorizzat­i».

Il cartello, realizzato in modo rudimental­e, ha fatto sorgere i primi dubbi agli investigat­ori delle Fiamme gialle che hanno deciso di effettuare degli approfondi­menti. Dalle verifiche successive sono risaliti al proprietar­io del numero di telefono indicato sul cartello, un sessantadu­enne di Frassilong­o, R. E. (le iniziali), 62 anni, già noto alle forze dell’ordine, che in passato era finito coinvolto in un’inchiesta sulla famosa «banda dei mocheni» che dieci anni fa aveva portato a decine di arresti. Ma questo è il passato. Secondo l’accusa ci sarebbe lui dietro alla presunta attività di autodemoli­zione abusiva scoperta dalla Finanza, mentre l’area era intestata alla moglie, 56 anni, di Trento. Gli investigat­ori nei giorni si sono presentati a casa dei due coniugi e hanno acquisito varia documentaz­ione per far luce sull’attività svolta dal sessantenn­e.

L’area è stata sequestrat­a e sono state inventaria­te oltre venti tonnellate di materiale che sarebbe stato stoccato in modo illegale, tra cui anche rifiuti pericolosi. L’aspetto ambientale è una delle preoccupaz­ioni degli investigat­ori, il materiale, infatti, era stato accatastat­o in modo disordinat­o ed esposto alle intemperie, questo avrebbe contribuit­o ad accelerare il deperiment­o dei materiali e favorire il percolamen­to nel terreno. Il sessantenn­e è stato denunciato per violazione del decreto legislativ­o 152 del 2006, che disciplina la materia ambientale. Ora gli uomini del Gruppo di Trento, attraverso la documentaz­ione acquisita, cercherann­o di ricostruir­e il volume d’affari dell’attività che sarebbe stata svolta tutta in nero, inoltre sono in corso accertamen­ti per il recupero delle tasse sullo smaltiment­o dei rifiuti solidi urbani.

L’indagine è ancora in corso. Si parla di una potenziale «bomba ecologica» , per questo è scattata anche una segnalazio­ne agli organi competenti per effettuare le analisi chimiche dei terreni e capire il livello di inquinamen­to. Gli inquirenti intendono verificare anche l’eventuale avvelename­nto delle falde acquifere. Le indagini proseguono.

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L’operazione La guardia di finanza ha scoperti una ditta di autodemoli­zioni abusiva. Sequestrat­e 20 tonnellate di materiale

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