Danni da ictus, cura per recuperare
Rovereto, scoperta di tre ricercatrici. La tecnica punta sulla stimolazione transcranica
Una nuova tecnica indolore e non invasiva per migliorare l’apprendimento post ictus. L’hanno messa a punto tre ricercatrici dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Rovereto. A breve, grazie a un protocollo raggiunto con l’ospedale riabilitativo Villa Rosa di Pergine, la procedura potrà essere applicata su pazienti con disturbi motori e attentivi, seguiti al malore. Fondamentale la neurostimolazione con con corrente elettrica a bassa intensità.
Venti minuti per potenziare le capacità di apprendimento del cervello. Una sola seduta per migliorare l’analisi dell’informazione visiva attentiva, una funzione fondamentale per svolgere le attività di ogni giorno: prestare attenzione mentre si guida, cercare una persona nella folla, studiare un testo scritto. È quanto hanno scoperto tre ricercatrici dell’Istituto italiano di tecnologia di Rovereto studiando una tecnica di neurostimolazione: un progetto che potrebbe avere ricadute importanti sui programmi di riabilitazione per pazienti neurologici.
«La tecnica di stimolazione transcranica a correnti dirette con frequenze casuali viene utilizzata da qualche tempo — spiega Lorella Battelli, ricercatrice dell’Iit di Rovereto e della Harvard Medical School di Boston — Abbiamo capito che è in grado di migliorare la capacità attentiva del cervello». La procedura è indolore e non invasiva: consiste nell’applicazione di una corrente elettrica a bassa intensità sulla superficie della testa tramite una coppia di elettrodi, in corrispondenza delle aree parietali del cervello.
Le ricercatrici Sarah Tyler e Federica Contò hanno sottoposto 72 soggetti adulti sani al procedimento di stimolazione, eccitando diverse aree celebrali e osservandoli nell’esecuzione di compiti di tipo visivo attentivo: dovevano identificare l’ordine di successione di due immagini presentate a pochi millisecondi di differenza una dopo l’altra. Ebbene, chi era stato sottoposto alla procedura rispondeva in modo migliore, determinando correttamente l’ordine temporale degli stimoli anche a intervalli molto piccoli, indicando quindi una maggiore capacità attentiva e una risoluzione temporale molto più precisa.
L’innovazione è nella tempistica: «Per ottenere questo tipo di miglioramento è necessario, di solito, un training lungo, fatto di sedute multiple in diversi giorni — prosegue Battelli —, in questo caso invece è stato ottenuto subito, con una sola seduta da venti minuti». La sfida della ricerca, ora, sta nel determinare modalità di trattamento che consentano effetti a lungo termine: «In una sola seduta — chiosa infatti Battelli — il miglioramento decade in fretta».
Le ricadute sui programmi di riabilitazione per pazienti neurologici potrebbero essere importanti: nelle persone con disturbi attentivi dovuti a un ictus, la neurostimolazione potrebbe facilitare e accelerare significativamente il recupero cognitivo.
A breve, grazie a un protocollo congiunto con l’ospedale riabilitativo Villa Rosa di Pergine, le ricercatrici dell’Iit di Rovereto applicheranno ai pazienti con disturbi attentivi e motori causati da ictus la nuova tecnica di stimolazione. Tale procedura verrà anche utilizzata dalla stesso gruppo di ricerca per studiare, in soggetti sani, come cambi la connettività di diverse aree cerebrali mediante risonanza magnetica funzionale e come tale mutamento sia correlato al miglioramento in compiti attentivi.
Battelli Questo metodo potenzia la capacità attentiva A Pergine sarà sperimentato per curare i danni da ictus